Si fa presto a dire DISRUPTIVE..

Si fa presto a dire “disruptive” ma tu ci hai mai provato ad esserlo fino in fondo? E i signori che ne predicano il valore sanno di cosa parlano? Lo hanno mai provato sulla propria pelle ad esserlo realmente e non solo a parole?

Disruptive nel gergo dello startup world significa un approccio estremamente innovativo al mercato al punto da essere in grado di stravolgerne le regole competitive.

MA LO CONOSCI IL SIGNIFICATO ITALIANO DI “DISRUPTIVE”?

SI TRADUCE CON DIROMPENTE.. e COSA VUOL DIRE DIROMPENTE?

DIROMPENTE = “Che esplode squarciando, FRANTUMANDO ed anche, che ha EFFETTI DEVASTANTI, sensazionali”

PIU’ CHIARO DI COSI?

Hai provato ad essere disruptive proprio nel tempio di questo verbo: lo startup world.

Facciamolo insieme e cominciamo con l’aspetto più spettacolare e superficiale dello startup System Italiano.

STARTUP SHOW BUSINESS

Hai provato a prendere in giro i giovani conduttori dello spettacolo mentre parlano nelle piazze, moderano un convegno o un workshop di Ambrosetti? Hai provato a chiedergli pubblicamente: ma quanto sei pagato per stare qui? Hai provato a chiedergli se si era preso un permesso non retribuito per andare a moderare il convegno e, come hai fatto tu, si era paghato anche il viaggio e il biglietto d’ingresso? E hai fatto la stessa domanda a tutti gli organizzatori di questi mega eventi. Gli allestitori, i PR, gli uffici stampa, etc etc credi che lo facciano per la gloria? Lo sai a quanto è stato ceduto il format del web summit di Dublino? Per 20 milioni di euro. Tu hai mai pensato che con i tuoi 500 euro di biglietto d’ingresso avresti reso ricco un organizzatore di eventi invece che incontrare l’investitore tanto agognato?

E in Italia chi ha interesse a pagare perché si facciano tutti questi eventi faraonici? Sempre gli stessi. E chi sono? Le Banche e gli Operatori Telefonici soprattutto. E perché lo fanno? Per due ragioni molto diverse ma convergenti. Per alimentare l’ottimismo dell’opinione pubblica e, quindi, ottenere il favore dei politici da cui dipende il loro destino.

Le banche con poche centinaia di migliaia di euro presi dai loro budget multimilionari riescono a nascondere il credit crunch che fa fallire le imprese tradizionali. E gli operatori telefonici perché lo fanno? Mica danno credito alle imprese. Lo fanno perché rischiamo di diventare ciò che dovrebbero essere sempre stati: un semplice infrastruttura abilitante alla trasmissione di dati. Lo fanno perché si sono visti sottrarre fette sempre più consistenti del loro business (super protetto dalle licenze a numero chiuso) proprio dalle startup più disruptive come google, what’up, skype etc etc. Ora sperano di ottenere dai politici qualche ulteriore licenza a numero chiuso magari su una tecnologia scoperta proprio grazie all’inventiva di un qualche startupper Italiano intercettato sotto casa prima che prenda l’areo per la Silicon Valley.

Guardate i bilanci degli incubatori e acceleratori privati italiani (inutile farne i nomi tanto sono sempre gli stessi). Da dove gli vengono i ricavi? Dall’ospitare eventi, raccogliere sponsorizzazioni, convegni, corsi di aggiornamento etc.

Ma ti sei fatto una semplice domanda? Ma non vengono distratti gli imprenditori e i professionisti che ci lavorano da tutto sto parlare e festeggiare?

STARTUP REAL ESTATE BUSINESS

No, che non vengono distratti, perché l’importante non è che facciano business (fatturato e utili); ma, che occupino postazioni e uffici in co-working pagandone regolarmente il canone non importa se grazie ad un prestito di mamma.

Ma ti sei chiesto perché è tanto di moda il coworking con tutto il casino che si porta dietro? Perché gli uffici sono sfitti da anni e non ci sono più aziende né professionisti che sono in gradi di pagarne il costo. Professionisti i cui rate orari sono crollati vertiginosamente negli ultimi 10 anni (spesso a causa di qualche marketplace internet dal modello di business disruptive) e che hanno disperato bisogno di fare networking e darsi un contegno.  Di giustificare con la “novità” il fatto di non potersi più permetter l’ufficio in centro con segretaria e fotocopriatrice in leasing.

Gli operatori del business real estate  si sono buttati tutti su questa nuova formula commerciale perché è l’unica che funziona che gli permette di riempire almeno qualcuno dei loro building. Basta parlare con uno di loro per averne la conferma. Te lo dice senza problemi che per chi ha la formula di co-working giusta questo è un momento magico. Gli immobili li compri o affitti a prezzi stracciati. Il denaro non costa nulla, e c’è una domanda enorme a causa della continua dismissione di uffici tradizionali da parte di ogni genere di professionista e azienda non solo gli startupper. Avvocati, commercialisti, ragionieri, grafici, ingegneri, architetti.

In questo mercato vince chi ha da offrire più show e networking possibile. Chi da maggior status e servizi ai suoi ospiti. Allora ecco la corsa dei vari TAG, TON, HUB, HOB etc ad essere i più fichi, i più cool, ad avere la piscina più grande la palestra più attrezzata. Ad essere i meglio allestiti e soprattutto i meglio frequentati. Donadon lo ha capito per primo e infatti ha investito ben 14 milioni (su 15 raccolti inizialmente) nella ristrutturazione del suo immobile per adibirlo a questo scopo. Enlabs, a mio parere, è stato il più furbo prendendo in gestione un spazio che nessuno avrebbe mai affittato a causa della sua location (la stazione termini, posto pericoloso e lurido) e farne, invece il suo punto di forza. DigitalMagics, recentemente. ha investito in TAG.

OMISSIS

Funzionerà fintanto che lo startup show business attrarrà nuove comparse e professionisti in cerca di relazioni e opportunità. Quando finirà la festa resteranno sicuramente alcuni imprenditori veri (magari anche ex startupper) che pagheranno comunque l’affitto magari chiedendo di abbassare il volume della musica.

STARTUP BIDDING GAME

I venture capital di tutto il mondo sono sempre alla ricerca di business concept disruptive e scalabili all’infinito. Sono innamorati dell’innovazione. Ma tu hai mai provato ad essere disruptive con le loro regole? Le stesse di sempre? Soprattutto in Italia? Hai provato a contestare anche solo una delle loro clausole contrattuali? Le stesse che usava Cuccia e che suonano così: “i rischi tutti a te e i poteri tutti a me” che tradotto significa “tu ci metti il culo ed io la testa”.

Hai mai provato ad andare ad un incontro con uno di loro in pigiama e facendo gestacci come ha fatto Zuckerberg? Hai mai provato a fare fund rasing senza metterti l’abito alla moda (ma non la cravatta) e indossare almeno un Rolex al polso? Senza parlare di Golf o Sci e darti appuntamento per il prossimo weekend? Hai provato a prenderli un po’ in giro? A farli ridere delle loro manie? Loro che sono tutti ex Mckinsey, ex Finanzieri ex ex ex… e tu sei li per chiedergli dei soldi? Ci hai provato?

Hai provato a chiedere a questi signori di dirti come hanno investito i soldi pubblici e quanto guadagnano per farlo? Hai provato a dire pubblicamente chi reputi essere un investitore serio e perché? A cercare di condividere questa semplice impressione con gli altri startupper?

Hai provato a convincere un VC italiano che fare impresa non è come fare una scommessa in cui puoi solo vincere o perdere? E che la vittoria non è, sempre e solo, una way out milionaria; ma, a volte, può bastare la sopravvivenza del business e dei relativi posti di lavoro? Hai provato a convincerlo che, quando un deal non ha funzionato, non è più dignitoso un fallimento che un earn out? Hai provato a convincerne uno ad uscire dalla tua startup senza prima fartela mettere in liquidazione? Hai provato a raccontare i dettagli tecnici con cui un VC di può costringere a chiudere la tua startup con il semplice uso del suo potere di veto di cui gode grazie alle stesse regole fissate 30 anni fa dai primi attori del mercato?

Hai provato a chiederti perché in Italia, dove ci sono risparmi enormi, non investiti e spesso fermi in conti correnti, e dove ci sono migliaia di imprenditori ricchi che ben sanno cosa vuol dire fare impresa ed investire, non ci sono altrettanti VC super capitalizzati come invece ci sono nel resto dell’Europa? Ne hai mai parlato con alcuni di questi imprenditori? Gli hai fatto la domanda: “perché non dai i tuoi soldi da investire ai VC Italiani?”. E ti sei chiesto perché anche una Banca super tradizionale come Mediobanca si sia dovuta attrezzare per allestire dei club deal grazie ai quali i propri clienti più facoltosi potessero investire in startup e aziende saltando l’intermediazione dei VC e Private Equity?

Ti sei chiesto perché i VC italiani sono sempre gli stessi e si conoscono tutti tra di loro e spesso fanno deal insieme invece che farsi concorrenza spietata tra di loro come avviene in Silicon Valley? Hai mai provato ad affacciarti a quel mondo e a proporre un approccio disruptive basato sugli esempi italiani dei distretti invece che i soliti modelli importati acriticamente dagli USA?

Hai provato a proporti come advisor anti-investitori e scoprire che c’è un disperato bisogno di trasparenza in questo mercato nebuloso e asfittico? Hai provato a dire ad uno aspirante startupper che sta buttando via i suoi soldi e tempo su un’idea senza valore e a farti pagare per questo? Pagare con i soldi suoi non di qualche sponsor Bancario o della Comunità Europea.

STARTUP POLITICAL BUSINESS

Ti sei chiesto perché Renzi sia andato in Hfarm e poi in Silicon Valley invece che all’MIT o al politecnico? Non ti viene il dubbio che fare “innovazione” con le digital startup sia più economico che riformare e finanziare la ricerca di base in modo serio? Che grazie alle startup le aziende hanno trovato il modo di fare outsourcing anche di quel poco di R&D che ancora c’era nei loro budget? Sei andato a guardare che business fa Ambrosetti grazie al database di tutte le strartup Europee?

E non ti viene il dubbio che, per i politici, sia più facile contare il numero di startup innovative che le fatture che queste riescono ad emettere e farsi pagare in un paese in cui nessuno paga a meno 180 giorn data fattura, fine mese? Hai provato ad essere realmente disruptive proponendo di dare dei benefici fiscali alle aziende che prendano come fornitori delle startup e paghino le loro prestazioni mensilmente a stato avanzamento lavori?

E hai provato a chiederti perchè ti fanno pagare solo 1 euro la costituzione di una srl? E ce ne vogliono 4.000 per chiuderla? Hai provato a proporre di mettere a disposizione degli aspiranti imprenditori delle società “pubbliche” vuote ma pronte e dotate di tutti i permessi, le licenze, i commercialisti etc possibili e grazie alle quali poter  testare commercialmente il proprio prodotto o servizio sul mercato? In modo che uno possa capire se potrebbe aver successo prima di essersi incasinato con una nuova società che sicuramente non sarà mai possibile mettere del tutto in regola prima che sia andata a regime?

STARTUP TAX BUSINESS

Hai provato a fare startup senza pagare pegno a Google, Facebook, Amazon o gli altri monopolisti del web? Signori che le tasse non le pagano da nessuna parte del mondo; ma a cui tu ti devi inchinare, se vuoi avere successo nello startup world. E ci ha fatto caso che il prezzo delle tasse che tu devi pagare lo stabiliscono i tuoi concorrenti più ricchi e forti? E poi ci lamentiamo delle tasse governative. Ma ti sei fatto il conto di quanto incidono queste tasse sul tuo Conto Economico pur in assenza di alcun ricavo?Hai provato a presentare un BP a degli investitori senza prevedere di  pagare alcun pegno a favore di questi signori padroni del web?

Hai provato a far notare agli operatori del tuo mercato che lavorare con questi signori è come pensare di far innamorare il proprio boia? Che è come provare a sperare che al momento fatidico lui non abbassi la mannaia, ma ti protegga con il suo corpo e ti aiuti a fuggire dal tuo destino? Hai mai provato a mettere in discussione i fondamenti di un phannel e soprattutto dei valori di bid da pagare? Hai mai provato a contestare la necessità si essere presente su tutti i social, in ogni momento e senza sosta anche se il tuo business è del tutto asociale?

STARTUP PERSONAL BUSINESS

Hai mai provato a provare sulla tua pelle cosa voglia dire essere disruptive nel modo di pensare e vedere le cose. Nel modo di vivere, comportarti, e lavorare? Nel modo di gestire le relazioni con i potenti e i ricchi? Hai provato a dire come funziona lo startup world proprio nei contesti dove viene esaltato ai massimi livelli? A pubblicare un post che non sia in linea con il pensiero dominante? A fare un commento troppo critico o scettico?

Hai mai provato a puntare tutto sulla tua idea imprenditoriale per dimostrare di essere realmente convinto della sua validità. Hai provato a vedere quali sono le conseguenze di questa tua scelta nel tenore di vita tua e della tua famiglia rispetto a stare alle regole e non disturbare nessuno? Hai provato a farti finanziare da parenti e amici una tua idea imprenditoriale e sentire il peso delle loro aspettative? Hai provato a dichiarare pubblicamente che sei alla ricerca di un lavoro retribuito perché a fare lo startupper disruptive ti sei bruciato tutti i risparmi?

IO CI HO PROVATO E CHIEDO SCUSA

Io ci ho provato ad essere disruptive in tutto e per tutto. Ci ho provato, me ne pento e non lo rifarei. Perché troppa gente, a me cara, ne sta soffrendo. Perché mi sono reso conto che lo startup system italiano è talmente fragile e farlocco da non reggere nemmeno l’impatto di 4 post pubblicati su linkedin. Ci ho provato e chiedo scusa a tutti quelli che hanno subito gli effetti della mia “sperimentazione” che auguro nessun altro vorrà mai più imitare o ritentare.

MANIFESTO CONCLUSIVO

(una sorta di testamento del il mio Ghost Writer)

Mi sono reso conto che realtà è già di per se troppo disruptive per reggere anche la verità e la trasparenza. Che la trasparenza e la sincerità sono troppo violente per essere sopportabili da un sistema che basa la sua sopravvivenza sull’alimentare aspettative spesso del tutto illusorie. Mi sono reso conto che in questo momento l’approccio più disruptive è quello di essere costruttivo.

Quindi dichiaro conclusa la sperimentazione e con essa cancellerò da linkedin i contenuti di tutti i miei precedenti post che magari pubblicherò in forma strettamente privata altrove dove spero di poter solo far ridere chi li leggerà e mai piangere o preoccupare le persone a me veramente amiche e care.

Per rispetto a loro  la smetterò di scrivere post e tornerò a fare i miei mille lavori di consulente, ciclista, imprenditore e advisor. Lo farò in silenzio e con umiltà senza cercare più di attirare l’attenzione su di me ne su ciò che scrivo. Continuerò ad essere delicatamente disruptive solo con i miei cari e con gli amici e lo farò solo in forma strettamente privata. Mi farò limare la lingua e riprenderò a dormire di notte sognando gloria, successo e soldi per tutti (non ho finito) tutti coloro che ne hanno merito e non solo per quelli che vincono alla lotteria dello startup show business.

Concludo citando una frase famosa del Padrino:

“Nothing personal. It’s just business”

 o pubblicità se preferite…

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 MESSAGGIO PROMOZIONALE (altrimenti chi paga il conto?)

Prometto di fare impresa in modo aperto, indipendente, onesto, trasparente e solidale; ed anche autofinanziato e sostenibile. Comincerò  con l’etravel district di prodotto turistico accessibile di cui tutti possono diventarne soci e che tutti possono contribuire a creare. Insieme faremo un sistema che faccia ecommerce di prodotto turistico in modo solidale e secondo i principi della vera sharing economy che deve portare vantaggi atutti e non solo a pochi.

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PS (del giorno dopo) se ti va prova a  farti la domanda delle domande: Perché tutte queste domande te le pongo io invece che sentirle porre dai dei giornalisti di testate prestigiose come Repubblica (vedi Riccardo e relative piazze), RCS (e relativo partner incubatore), Il sole24ore (Emil e allegra compagnia, fiera delle startup, back2work, MBA, Confindustria Digital  etc), Panorama (ecomomyUP), Rete4 (shark e compagnia cantante) RAI, SKY etc?

Mi fermo perché mi viene in mente un’ultima domanda (prometto che è l’ultima) e considerazione: Supponendo che “la pubblicità sia l’oppio dei poveri”, chi ne è lo spacciatore? E chi il produttore? (azz questa mi è proprio sfuggita).

Strano modo di fare le domande il mio. Da qualsiasi parte cominci ritorni sempre allo stesso punto di partenza.

CUI PRODEST?

Gabanelli!!!

Ti prego! Prendi il mio posto e falle tu queste domande. Io non sono abituato a ricevere tante minacce e lodi. Io mi accontenterei di poter ridere pubblicamente delle mie e altrui debolezze, ma prometto che non lo farò più.

E voi, cattivelli e cattivelle, lasciate in pace amici, parenti e soci che non hanno nessuna responsabilità ne colpa per le mie azioni e pensieri. Loro sono le mie principali vittime non i miei complici!!!

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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