Può uno squalo, gentile, fare gli interessi delle sue prede?

Lo scambio di email e post che ho avuto con Marco Bicocchi Pichi in queste ultimi giorni e la possibile comparsata in Shark Tank mi hanno fatto tornare in mente un mio dubbio riguardante la natura di Italia Startup che sembrerebbe rappresentare le startup italiane ma che in realtà è composta prevalentemente di investitori e qualcosatori come, l’amico Mantegazzini, chiama i vari mosconi che ronzano intorno alle startup offrendo ogni tipo di consiglio e servizio.

Le parole sono importanti ma in questo caso forse ancora di più. Perché Italia StartUP non si è chiamati associazione investitori early stage? O associazione qualcosatori Italiani? Perché in Italia gli investitori si spacciano per startupper e gli startupper per imprenditori, mentre, fanno gli attori e le comparse nelle innumerevoli competition dello startup show business?

Eppure le differenze tra un investitore e uno startupper sono notevoli e saltano all’occhio a chiunque non abbia due fette di salame sugli occhi. Un investitore early stage è uno talmente ricco che si può permettere di scommettere una piccola parte dei i suoi soldi in startup per divertimento e narcisismo. Uno startupper invece è in genere uno squattrinato che è disposto a tutto pur di vedere finanziata la sua idea e considera quei 50-200k una manna caduta dal cielo da cui dipende il suo futuro. L’investitore sa di perderli nel 99% dei casi ma non gli importa perché sono pochi spiccioli mentre lo startupper è sicuro di essere tra quell’1% che con quei soldi avrà successo. Il primo non si fa coinvolgere emotivamente in nessuna delle startup che finanzia, il secondo è un invasato convinto di aver inventato “the next big thing”. L’investitore se la startup fallisce si gira dall’altra parte e pensa alle altre su cui ha investito, lo startupper rimane invischiato nella liquidazione per anni e tutti gli amici e conoscenti lo guardano con compassione se non peggio specialmente se gli hanno prestato soldi o altro. Ma più di tutto li differenzia la concezione e la misura del tempo che per un investitore è nell’ordine di anni e si misura in ROI mentre per uno startupper ha una dimensione giornaliera e si misura in quantità di debiti accumulati o forniture da pagare nei prossimi giorni.

Insomma, investitore e startupper, sono due figure con coinvolgimento e atteggiamento molto diverso che trovano un’unica ragione per stare insieme: fare soldi, avere successo, ricorrere la famigerata exit. Esatto, l’unica cosa che accomuna un investitore e uno startupper è l’apoteosi dell’exit. Se ciò venisse meno non avrebbe nessun senso confondere i due attori del sistema. Sarebbe come pretendere che i rappresentanti di confindustria facciano gli interessi dei lavoratori, come se si trasformassero in sindacalisti (ammesso che i sindacati, specialmente italiani, rappresentino realmente i lavoratori e non solo se stessi e i propri interessi).

Mi sono sentito dire da qualcuno, penso dal segretario generale, che l’associazione rappresenta l’ecosistema dello startup system italiano. Quando sento parlare di ecosistema a me viene subito in mente la barriere corallina con i suoi pesciolini colorati, le tartaruge, i coralli ma anche gli squali che sono indubbiamente in cima alla piramide alimentare di questo ambiente esattamente come avviene nello startup system in cui sono gli investitori che la fanno da padroni.

In Italia, come in una barriera corallina, ci sono più di 4 mila startup innovative, ovvero non meno di 15.000 startupper innovativi, 100 incubatori e solo alcune decine di investitori. Se l’associazione rappresentasse realmente l’ecosistema invece che gli interessi di parte dovrebbe essere guidato da un gruppo di startupper invece che da investitori e qualcosatori. Se non altro per una questione di numeri, di rappresentatività, 4.000 a 100 significa pur qualcosa? 1 a 40 dovrebbe essere il rapporto corretto invece nel direttivo ci sono solo investitori e qualcosatori. Se ci sono degli startupper e sono talmente pochi che non si notano proprio.

Questa clamorosa inversione di proporzioni, però, non può essere frutto di un complotto né di una prevaricazione. E’ semplicemente naturale che a comandare siano i più forti. Quelli che non debbono nascondersi per sopravvivere. Quelli che possono gironzolare per convegni, competition e party per startupper senza perdere tempo prezioso e correre alcun rischio. Anzi avendo la possibilità di osservare e scegliersi le prede migliori tra le tante che si aggirano tra i coralli. Per assurdo nell’ecosistema delle startup italiane le prede fanno di tutto per farsi notare dai propri potenziali predatori neanche fossero soggetti con cui accoppiarsi invece che sfuggire.

Anche l’Associazione Startup Turismo che è realmente composta in prevalenza di startup alla fine ha scelto come suo presidente uno squaletto per di più con ambizioni politiche. Tra tutti il più anziano e anche l’unico investitore dichiarato sebbene in forma di Incubatore.

Per fortuna, tra gli squaletti nostrani. ci sono anche dei quasi vegetariani come Marco Bicocchi Pichi che ci tiene sinceramente a che tutti i pesciolini dell’ecosistema ingrassino per bene prima di diventare il pasto di qualche peschereccio d’oltre oceano. In questa prospettiva l’ecosistema italiano è composto tutto e solo di pred, squaletti compresi. Sembra un acquario domestico o, al massimo, da studio dentistico; in cui tutti i pesci nuotano “liberi” solo per far mostra di se e vengono alimentati artificialmente dalle varie Banche, Telecom e Fondi statali e europei per tenere calmi i pazienti in attesa di essere trapanati. Solo in questa prospettiva si può comprendere anche l’esorbitante numero di incubatori certificati Italiani: oltre 100. A tutti piacciono i pesciolini colorati e gli acquari. Tutti sperano nelle elargizioni private e pubbliche. Tutti tengono famiglia.

Morale? Nell’ecosistema delle startup italiane non vi è nulla di naturale e quindi non ci si può meravigliare se gli squali fanno i buoni e le loro prede cercano di farseli amici. Siamo gente Italica, non anglosassone.

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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