Addio Enrico, un highlander che ha scelto di morire per diventare ancora più immortale.

Cazzo Enrico ma che ti è saltato in mente di morire? Non avevo ancora finito di insultarti per bene e, tu, te ne vai via in questo modo? Meno di una settimana fa ci siamo presi per il culo a vicenda, via mail, come ai vecchi tempi e, tu, ti prendi l’ultima battuta senza darmi possibilità di replica?

Ma quante sigarette ti sei fumato per arrivare a stroncarti il tuo cuore grande e generoso? Ma quante notti insonni hai passato? Quanti rospi hai ingoiato? Quanti soci rompiballe, come me, ti sei sopportato per arrivare a tanto? Quanto cazzo hai lavorato, e costruito, per piegare la tua schiena alta e robusta fino a questo punto?

Ma quante volte ti abbiamo chiesto di smetterla di esagerare? Di farci sentire dei comuni mortali? Noi poveri esseri umani stanchi dopo sole 16 ore di lavoro, Esseri incapaci di bersi un drink dopo l’altro e poi tornare a lavorare come fossero acqua fresca. Non eri tu quello mortale, quello che si stancava, che si innervosiva, che la dava su. Eravamo noi i fragili di fisico, di cuore, di mente e di nervi.

Enrico tu eri il nostro Highlinder, l’unico vero highlander mai esistito.

Sempre sorridente e allegro anche nei momenti più difficili. Con quel tuo sguardo sornione riuscivi a incantare chiunque. Io per resisterti ho dovuto allontanarmi da te, e dai tuoi progetti, mettendoci 200 km e tre figli di mezzo; ma, dopo più di 15 anni leggevo ancora le tue mail con il sorriso sulle labbra e la voglia di fartela pagare la tua innata gentilezza. Di farti pagare tutto il tuo fascino, la tua intelligenza esagerata mai ostentata, la tua irrefrenabile caparbietà da capricorno testardo e irremovibile.

Enrico quanto vorrei poterti prendere a calci nel culo adesso e farti vomitare tutte le sigarette che ti sei fumato, farti dormire tutte le notti che sei stato sveglio, farti fare tutte le vacanze che non ti sei fatto. A calci dall’ufficio a casa ti prenderei e, se non bastasse, ti farei fare un giro intero anche di San Donato.

Enrico sei proprio uno stronzo.

Ma ti rendi conto del vuoto che lascerai dietro di te? Di patrizia? I tuoi figli? E, i tuoi amici come faranno? E i tuoi innumerevoli soci? Nemmeno a loro hai pensato stanotte? Ma a che stavi pensando invece di stare attento? Non mi dire che stavi dormendo? Non ci credo. Ti sarai distratto un attimo e ci sei cascato anche tu a darla su. Cazzo questa volta non dovevi.

Cosa ti è venuto in mente di rinunciare alla tua immortalità proprio ora? Non potevi aspettare ancora qualche annetto? Vedere i tuoi nipoti? Portare a compimento qualche altra quotazione? Fare qualche altro bel convegno? Un’altra intervista? Ma perché onn hai dato un’occhiata alla tua agenda prima di darti per disponibile?

Accidenti a te Enrico, sto già piangendo e domani mi toccherà piangere ancora di più per te e tutte le persone a cui mancherai. Ma sappi che sono lacrime di rabbia. Rabbia pura. Rabbia di averti perso. Brutto stronzo di un amico.E stavolta non te la perdono proprio. Col cazzo che te la perdono.

Sei imperdonabile, Enrico, questa volta l’hai fatta troppo grossa.

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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