Lo startupper più fico del reame..

principe azzurroAlto, biondo, con gli occhi azzurri è il principe azzurro dello startup show business Italiano ma ambisce a diventarlo del mondo intero. Cammina come Clint Eastwood in un film di Sergio Leone, talmente impettito che se lo guardi di lato sembra che possa cadere all’indietro.  Lui si considera ed è lo statupper più fico d’Italia. E’ lo è veramente. Bravissimo. Lo conosco da quando aveva fatto la sua prima way out milionaria a pochi mesi dalla fondazione della sua prima startup. Un business semplice, di roba del tutto inutile, anche un pò truffaldino; ma estremamente redditizio, che ha sviluppato in tutto il mondo con grande successo. Addirittura mobile, quando i cellulari erano ancora e solo poco più che dei telefoni. Una delle eccellenze Italiane che ci dovrebbe far pensare di smetterla di guardare alla silicon valley come modello per fare startup in Italia. Uno che da del tu ai fondatori di google, che li può chiamare al telefono e farsi pure rispondere. Uno che alle startup competition non ha mai partecipato se non come guest start. Uno che se viene intervistato da un televisione Italiana si preoccupa di sporcare la mappa geografica degli accessi al sito della sua ultima startup super finanziata e di successo. La più finanziata e di successo in Italia. Un fenomeno di fama mondiale. Uno che ha il coraggio di fare startup in Italia e ci riesce. Un terrone pure. Insomma Lui è veramente il più fico del reame,

Però… però qualche difettuccio lo avrà anche questo principe azzurro? L’alito pesante? i piedi che puzzano? il pisello piccolo? Assolutamente no (tranne che scrive discorsi pessimi che pure legge in pubblico quando fa le sue comparsate); gli manca solo una cosa per essere perfetto in tutto. Per essere anche un gran Uomo oltre che un gran startupper e ora vi racconto un episodio illuminante.

Si svolge quanto aveva appena fondato la sua ultima super startup ovvero appena dopo essere ritornato dagli USA portandosi a casa un ennesimo successo personale come manager. Passammo un pomeriggio insieme a passeggiare per un parco Italiano e poi a prendere un caffè a casa mia. Lui mi raccontò tutto il concept della sua nuova creatura insieme a fatti personali e un pò di pettegolezzi su amici comuni. Mi disse che stava cercano investitori anche in Italia anche se pensava di farsi finanziare solo in USA. Allora non facevo ancora l’advisor anti-investitori e mi proposi di presentarlo a quello che mi sembrava un investitore perfetto per lui.

Ed ecco comparire l’altro protagonista di questa storiella, il Biancaneve degli investitori Italiani, anche lui uno che conosco fin dai suoi esordi in un piccolo fondo di VC a conduzione familiare nel senso buono del termine. Uno che ha fatto veramente gavetta prima di avere successo e che potrebbe entrare a pieno titolo nella mia enuchilist se non fosse per questo episodio che sto per raccontare. Uno che mi chiese anche di diventare suo socio ma il padrone del fondo preferì non dar seguito alla cosa perché stava scoppiando la “bolla” che poi bolla non era per nulla…

Per farla breve chiamo Biancaneve, che nel frattempo era diventato socio fondatore di uno dei più grossi fondi di VC Italiani, proprio grazie ai successi ottenuti con il fondo a gestione familiare. Gli racconto dell’idea e del principe azzurro. Mi raccomando di seguirlo di persona perché è un tipo piuttosto pieno di se e volubile ma di grande talento e dimostrata capacità imprenditoriale. Cerca 2 milioni di euro per un startup ancora non operativa. Sembra una follia in Italia ma gli dico di non farsela sfuggire perché altrimenti i soldi glieli da sicuramente qualcun altro, probabilmente targato USA. Si incontrano, si piacciono, cominciano a trattare; ma l’operazione è troppo grossa per Biancaneve che deve passarla al capo del castello. Principe azzurro e Castellano sembra si possano intendere ma alla fine Principe azzurro fa il gran gesto e rifiuta i soldi del castellano perché (parole sue) alla domanda “qual è la definizione di CPM?” Il castellano e tutto il comitato d’investimento non hanno saputo rispondere e lui non vuole avere come investitore uno che non conosce i fondamenti del proprio business. Fico il principe azzurro. Ancora più fico se si pensa che quei soldi glieli ha dati un altro investitore nel giro di poche settimane dal gran rifiuto. Chiamo Biancaneve, mi faccio raccontare, capisco che la cosa gli ruga pure a lui e intuisco che non finirà li.

Infatti, passano gli anni, il principe azzurro raccoglie successi a piene mani. Biancaneve fonda il suo castello e incontra nuovamente il suo amato. Si corteggiano e si sposano. Un’altra barcata di milioni per il principe azzurro.

E allora? Dove sta il problema? Questa è una storia a lieto fine.. esatto se non fosse che nessuno dei due si sia ricordato di farmi una telefonata per dirmi: “ehi tu, stronzo, avevi ragione quando ci hai fatto conoscere. Eravamo proprio fatti l’uno per l’altro. Ci amiamo tanto. Grazie!”. Esatto manca proprio il “Grazie”. Solo un “grazie” a trasformare il più grande stratupper d’Italia anche in un grand’uomo e Biancaneve in un enuco.  Anche in questo caso si potrebbe dire: DIO li fa e poi li accoppia.

Io sono venuto a sapere della cosa fin dall’inizio della trattativa (perché il mondo è piccolo e pieno di amici veri) ma ho tenuto la bocca chiusa fino ad ora. Se penso al fatto che in silicon valley, che loro tanto hanno frequentato, il “grazie” si chiama: introduction fees… Evviva l’Italia! Evviva lo startup show business all’Italiana. Evviva il più grande startupper del mondo.

PS: anche in questo caso ogni riferimento a fatti realmente accaduti o a persone realmente esistite è del tutto casuale.

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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