Un’indagine Doxa del 2015 stima che il 16,4% delle famiglie italiane abbia esigenze di accessibilità durante le vacanze. Secondo l’ISTAT (dati 2015) sono circa 13 milioni, in Italia, le persone di 15 anni e più con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi, pari al 25,5% della popolazione residente di pari età. Di queste circa 3 milioni ha limitazioni gravi, cioè il massimo grado di difficoltà in almeno una tra le funzioni motorie, sensoriali o nelle attività essenziali della vita quotidiana. In termini di valore di mercato stiamo parlando di almeno 3 miliardi di euro. Ma questo tema non riguarda solo i disabili censiti ma tutti e quindi anche il mercato interessato è molto più ampio.TUTTI almeno una volta nella vita sperimentano problemi di accessibilità. Può capitare a tutti di prendere una distorsione, di rompersi una gamba, di sviluppare un’intolleranza temporanea, di dover fare una cura alimentare particolare, di avere un’otite o una congiuntivite. Molti fanno figli e tutti invecchiamo. Tutti abbiamo amici disabili, parenti anziani, nipotini o cuginetti con cui capita di voler fare una vacanze insieme. A tutti capita di affrontare problemi di accessibilità senza nemmeno rendersene conto, spesso improvvisando soluzioni, o rinunciando a trovarne, convinti che sia “mission impossible”. Invece, affrontando il tema dell’accessibilità in modo professionale e sistematico si scopre che:
TUTTE, le strutture turistiche soddisfano alcune esigenze di accessibilità. Infatti una struttura può non essere adatta ad accogliere un turista in carrozzina, ma essere perfetta per un sordo. Oppure non essere in grado di accogliere un cieco, ma saper gestire benissimo famiglie numerose con bambini piccoli e passeggini di ogni forma e tipo. Avere rampe di gradini infinite ma una cucina pronta a gestire ogni tipo di menù: senza glutine, halal, vegano, senza lattosio, koscher etc etc. Oppure può essere una struttura che effettua regolarmente trattamenti allergy free e che è situata in una zona lontana da pollini o altro fattore allergizzante (ad esempio in un deserto o in alta montagna). Ma è altrettanto vero che:
NESSUNA struttura turistica può soddisfare tutte le esigenze di accessibilità. La teoria e le metodologie dell’Universal Design promettono di raggiungere questo risultato. La realtà attuale, però, è che non esiste nessuna struttura turistica al mondo che sia in grado di soddisfare le esigenze di ciechi, sordi, disabili motori o mentali, di chi ha intolleranze alimentari o ambientali, etc; insomma, che possa accogliere senza difficoltà chiunque e fargli vivere la sua vacanza in totale relax. Se anche esistesse una struttura di questo tipo non si sa dove trovarla ne sarebbe possibile prenotarla online in modo semplice. Si dovrebbe sicuramente telefonare e concordare la soluzione più adatta fidandosi che quanto promesso sia veritiero e non frutto di un’interpretazione superficiale delle esigenze espresse.
Ed è proprio sulla qualità e attendibilità delle informazioni sull’accessibilità delle strutture che si gioca il destino di una vacanza. Se le informazioni sono corrette il turista che ha espresso esigenze particolari non avrà brutte sorprese sul posto. Se invece, le informazioni risulteranno incomplete o errate, è assai probabile che il turista passerà il suo tempo a gestire le conseguenza di tali errori invece che divertirsi e rilassarsi. La disponibilità di informazioni precise e attendibili sull’accessibilità di una struttura sono il fattore discriminante tra una vacanza normale, ed una impossibile o difficoltosa. Un turista che si aspetta di poter andare in camera propria in piena autonomia, e invece scopre di non poterla raggiungere a causa di un ascensore troppo stretto, di sicuro, non sarà un cliente autonomo come tutti gli altri. Sarà, invece, un cliente che, ogni volta che vuole tornare in camera, dovrà chiedere aiuto e si sentirà a disagio e metterà a disagio. Brontolerà anche se ha appena finito di mangiare pietanze squisite al ristorante dell’hotel. Ad un cliente così sarebbe bastato comunicare la larghezza dell’ascensore per fargli scegliere un’altra struttura, oppure fargli prendere la carrozzina più stretta invece di quella più larga. Né si può sperare che sia l’addetto alla reception a sapere quanto sia importante per il cliente, che sta prenotando al telefono, la larghezza dell’ascensore o l’altezza del WC del bagno. Nemmeno il direttore d’albergo più preparato può sapere quali informazioni siano realmente importanti per un cliente che dichiara di avere esigenze di accessibilità che solo lui conosce in ogni dettaglio.
Solo il cliente può sapere con precisione quali informazioni sono utili e importanti e decidere dove andare in vacanza.
Per evitare fraintendimenti e spiacevoli sorprese sono necessarie le misurazioni dei parametri oggettivi di accessibilità (distanze, materiali, pendenze etc), delle metodologie di organizzazione ed elaborazione dei dati raccolti, dei sistemi di visualizzazione delle informazioni, tali da renderle comprensibili e utilizzabili dal cliente finale. Insomma sono necessari dei professionisti che facciano le rilevazioni sul posto in modo sistematico e non alterabile. E necessario un software che archivi ed elabori tutti i dati raccolti. Sono necessari degli esperti di accessibilità che validino la correttezza e consistenza dei dati raccolti e procedano poi alla loro corretta elaborazione e rappresentazione.
Ma ancora non basta, per rendere prenotabile una struttura turistica proprio dai clienti di cui può soddisfare le esigenze di accessibilità, è necessario un sistema di booking creato ad hoc. Un sistema in grado di gestire le informazioni di accessibilità e che permetta ricerche del tipo: “struttura turistica vicino al mare con percorsi (fino al mare) e alloggi accessibili con carrozzina larga 52 cm. Ristorazione con menu senza lattosio per i propri figli”. E non basta segnalare le strutture che soddisfano questa richiesta in linea teorica; è anche necessario sapere se tali strutture hanno disponibilità per il periodo desiderato e, non per una camera quadrupla, qualsiasi, ma proprio per una delle 10 camere che hanno le caratteristiche adatte. In particolare il cliente deve poter scegliere quale tra le 10 camere libere e adatte prenotare ed avere la conferma in tempo reale (online) senza prima dover chiamare la struttura e sperare che gli risponda una persona in grado di capire le sue esigenze e dargli le informazioni utili alla sua decisione.
Il cliente deve poter sapere se, nei dintorni, può fare escursioni, corsi e attività adatti alle sue esigenze di accessibilità. E dovrà poterli prenotare insieme al soggiorno invece di correre il rischio di non trovare posto. Ed è assai probabile che questo cliente viaggi con amici e parenti che a loro volta vogliono prenotare insieme a lui avendo la certezza di trovare posto tutti insieme magari per una vacanza “all inclusive” del tutto standard.
Ricordo che stiamo parlando del fatto che il 16,4% delle famiglie italiane (indagine Doxa 2015) ha esigenze di accessibilità durante le vacanze. In Italia le due principali federazioni nazionali FISH e FAND, dichiarano di avere milioni di associati che rappresentano una domanda di prodotto turistico quantificabile in non meno di 2,8 miliardi di euro l’anno. Altre fondi stimano che nel mondo questo tipo di turisti siano più di un miliardo (fonte WHO) di cui 127 milioni sono Europei.
Per soddisfare un domanda così ampia ed esigente non bastano pezzi di informazioni, prodotti e servizi sparpagliati senza coerenza e senza integrazione. Ci vuole un ecosistema digitale di prodotto turistico accessibile a cui tutti gli operatori possano accedere e pubblicare le proprie offerte o crearne di nuove. Ci vuole un distretto Italiano (ma poi mondiale) di prodotto turistico accessibile.
Tutto questo lo ha messo a punto Dino Bortolotto di Infotech con anni di sviluppi della piattaforma tecnologica abilitante che è stata testata e validata con ogni tipo di operatore turistico online e non. Una piattaforma sviluppata in tecnologia open source e che è integrata con i principali wholesaler, GDS, channel manager internazionali e nazionali etc. Per rendere possibile la gestione di prodotto turistico accessibile la piattaforma è stata modificata in modo da poter gestire le informazioni rilevate sul posto e combinarle con quelle di commerciali tradizionali in modo da rendere prenotabile esattamente ciò che vuole il cliente. Ad esempio, la camera 33 al primo piano (quella che in bagno ha maniglione a sinistra) e la gita in barca per il giorno dopo insieme a tutti gli amici. Un lavoro iniziato più di 15 anni fa e completamente autofinanziato.
E ancora non basta, servono professionisti del turismo accessibile che aiutino gli operatori a creare il prodotto adatto a questo tipo di turisti che, in Italia, sono presenti nel. Professionisti che sappiano rilevare le informazioni di accessibilità e non solo, sappiano creare prodotti turistici e li sappiano promuovere online. Ci vogliono dei promo-contrattisti e devono essere distribuiti nel territorio e conoscere il proprio territorio come delle guide e avere rapporti con tutti gli operatori turistici che vi si trovano e insieme valorizzare quanto viene creato o offerto. Ci vogliono formatori che creino queste nuove figure professionali e che li seguano nello sviluppo del loro lavoro. Servono Agenti di viaggio incoming e outgoing specializzati in prodotto e servizi turistici accessibili.
Ci vogliono degli investitori come quelli del FastPrototypingLab che non si limitino a scommettere su una startup ma che lavorino al successo imprenditoriale di un’iniziativa tanto ambiziosa. Che valutino anche i ritorni sociali di un’iniziativa e non solo le prospettive di ritorno finanziario. Che sappiano dar vita ad un’idea con poche risorse. Ci vogliono dei Working Investors che si rimbocchino le maniche non semplici investitori che stiano ad aspettare che i loro soldi tornino indietro moltiplicati.
Infine ci vuole la passione e l’utopia. Serve qualcuno che osi cambiare le regole del travel ecommerce senza farsi intimidire da chi le vorrebbe mantenerle inalterate per salvaguardare i propri privilegi. Ci vuole visione, ma, soprattutto capacità di catalizzare le energie più innovative in un progetto concreto e fattibile. Di mettere intorno al tavolo persone come Carmela e Dino e creare le condizioni perché si capiscano e si fidino l’un l’altro sulla parola. Ci vuole qualcuno capace di condividere degli ideali e non solo degli interessi. Senza gli uomini e le donne giuste, al posto giusto, nulla potrà funzionare; ma bastano poche persone di buona volontà, e di qualche capacità, per avviare una rivoluzione orgogliosamente italiana e assolutamente costruttiva.
Una rivoluzione che riguarderà anche gli algoritmi di ricerca e di indicizzazione delle offerte, i sistemi di affiliazione, quelli di promozione, la distribuzione delle commissioni e le politiche di prezzo e degli sconti. Una rivoluzione che mira a creare un distretto di prodotto turistico: aperto, indipendente, non discriminatorio, trasparente e solidale. Ovvero che distribuisca ricchezza tra tutti gli attori e non che la concentri in mano di pochi. Che faccia condivisione coinvolgendo nella distribuzione anche le principali Associazioni del settore. Una rivoluzione basata sulla trasparenza ed il coinvolgimento di tutti gli operatori turistici a partire da ogni tipo di struttura ricettiva. Perché, è bene ricordarlo, tutte le strutture ricettive hanno prodotto turistico accessibile per alcuni, ma nessuna ha prodotto accessibile a tutti.
L’eTravel District sarà il catalizzatore di questa rivoluzione e sarà una startup innovativa a partecipazione diffusa. Avrà una governance democratica il cui management team sarà eletto tra i soci operativi senza diritti di vedo da parte di nessuno. Una startup innovativa, in tutto e per tutto, che non mira all’exit; ma all’entrata in Borsa.