Investor competition…

Nel medioevo, quando le pulzelle erano pulzelle, ed i cavalieri erano cavalieri succedeva che a giostrare nell’arena fossero i baldi maschi di nobili casati mentre le fanciulle stavano a guardare sui palchi lanciando fiori e concedendosi solo ai vittoriosi. Insomma le belle fiche erano belle fiche e i cavalieri facevano i cavalieri. Nello startup show business i ruoli si sono invertiti e, succede che vecchi e sciancati ex funzionari bancari o ex consulenti si mettono in giuria a dare giudizi su giovani startupper che si preparano per mesi nella speranza di cogliere uno sguardo, un sorriso in quelle maschere di noia.

Ma ve lo immaginate se si ristabilissero le regole delle giostre medioevali? Ve li vedreste i vari Di Camillo, Falcone, Dettori, Gasperini, Donadon, Valiante e compagnia cantante fare pitch e duelli nel tentativo di convincere una platea gremita di startupper a sceglierli come investitori? “Io ho ben 7 milioni da investire e rinuncio ai patti parasociali”. “Io, ne ho 7.2 e posso rinunciare anche alla tag along”, “Io prometto di venire in azienda ogni mese”, “Io di non farmi mai vedere fino alla way out”, “Io giuro che non vi farò mai le scarpe, che vi resterò fedele fino alla fine”. E giù a menar fendenti l’uno contro l’altro. A duellare a colpi di promesse e rivelazioni. “Non vi fidate di quello, ho un track record pessimo. Nessuno gli darà più soldi.”. Oppure: “quello ha finito i soldi” ed ancora: “non ne capisce niente di Internet. Manco sa accendere il computer”.

E ve le immaginate le facce degli startupper mentre assistono ad un simile spettacolo? Quanti si concederebbero? Quanti se ne andrebbero via disgustati in cerca di altre arene meno asfittiche e con investitori più prestanti e agili? Con un bel accento anglosassone o scandinavo? Con dei begli occhi azzurri e un curriculum da ex startupper da brivido. Uno che fino al giorno prima stava proprio sui palchi e lanciava arance e zucchine contro gli investitori più scialbi.

E quanti startupper comincerebbero a guardarsi intorno invece che nell’arena scoprendo di avere intorno a se gente molto più preparata e competente di quelli che si atteggiano a cavalieri ma che a malapena sanno salire su un cavallo a dondolo? E quanti guardandosi intorno troverebbero tra i propri colleghi i soci ideali e le opportunità per fare impresa senza concedere le proprie grazie a nessun cavaliere o presunto tale?

Io sono convinto che sarebbero proprio tanti e tante di più le startup che avrebbero successo nel mercato invece che nelle competizioni. Molte di più quelle che diventerebbero imprese vere invece che semplici target di acquisizione. Molti meno gli investitori improvvisati e i cialtroni senza alcuna esperienza d’impresa o startup nel proprio CV. Molte meno competizioni e molto più business. Meno slide e più fatture. Meno contratti e più accordi sulla parola, accordi rispettati.

Io ci ho provato a mettermi sul palco di questa arena immaginaria e lo spettacolo a cui ho assistito mi ha fatto passare la voglia di fare lo startupper e una voglia irrefrenabile di tornare a fare impresa con altri imprenditori. E i risultati sono stati meravigliosi. Uscire dalle logiche dominanti mi ha permesso di scoprire opportunità inaspettate. Ad esempio quella di fare impresa in modo etico creando ricchezza invece che distruggendola. Distribuendo ricchezza tra tanti invece che concentrandola in mano a pochi. Ho scoperto che nel mondo esistono anche investitori che non hanno come unico metro di misura la dimensione del proprio…. portafoglio (ma che ti pensavi?). Che misurano l’impatto sociale che puoi generare oltre ai ritorni finanziari. Ne esistono anche in Italia, uno o due che io sappia ma nel resto del mondo sono centinaia gli investitori di questo genere e ti vengono pure a cercare. A me è capitato. Già è capitato che mi contatassero proprio dalla mitica silicon valley degli investitori di questo tipo per farsi raccontare cosa stessimo facendo per il turismo accessibile (un network di 200 investitori per la precisione). Ma a voi è mai capitata una cosa del genere mentre stavate a preparare pitch per una delle migliaia di startup competition italiane? A me mai. E ci sono rimasto di sale. Pensavo mi stessero prendendo in giro. Pensavo che l’impact investment fosse una sorta di crash test, ah, l’ingnoranza!!!

Riflettete startupper. Riflettete e immaginate. Una realtà migliore ci aspetta. Basta saperla guardare dalla giusta prospettiva.

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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