Carmela, la mia tata matilda…

socio_Magno

Carmela Magno

Oggi voglio parlarvi di Carmela. L’ho già fatto altre volte tra le righe dei miei S-post ma questa volta gliene voglio dedicare uno perché la sua storia, la storia che io conosco di lei mi ha fatto capire molte cose del fare impresa e dell’essere soci ma soprattutto del condividere qualcosa che sembra poco più che un ufficio e invece è vita. Vita vera e intensa.

Circa 6 anni fa avevo appena fondato il FastPrototypingLab, avevo progetti grandiosi e un sacco di prototipi da testare sul mercato e pochissimi soldi quindi ho fatto quello che fanno tutti in Italia: ingaggiare degli stagisti o presunti tali. Ovvero ingaggiare gente che pur di fare esperienza lavorativa fosse disposta a far di tutto senza lamentarsi. Per prima ho ingaggiato Stefania che lavorava partime come impiegata in un call center ma sognava di occuparsi di web marketing. Poi lei si è messa a selezionare una stagista vera e propria, una tirocinante a dire il vero. Non stavamo cercando una femmina, poteva anche essere un maschio sebbene io preferisca lavorare con le donne per ormai ben note ragioni.

Tra le tante persone che ci mandò l’università di Bologna ci fu Carmela che piacque subito a Stefania. Mi ricordo perfettamente di quel colloquio con Carmela seduta a “capotavola” in sala riunioni ed io e Stefania ai suoi lati. Lei era immobile, visibilmente agitata, rispondeva timidamente. Ci disse che gli piaceva il marketing online, che aveva dei suoi siti, che le piaceva provare cose nuove. Che a casa smontava e rimontava computer pur non essendo un’informatica (era studente in economia). Ci disse che non aveva esperienza di lavoro se non estiva in qualche campeggio e come babysitter. Prendemmo lei e fu soprattutto merito di Stefania perché io non credo che l’avrei scelta. Sembrava troppo timida per i miei gusti.

In ufficio stava sempre zitta e non chiedeva mai nulla. Io le davo da fare di tutto senza nemmeno chiederle se sapesse farlo o meno.  E lei faceva di tutto. Quello che non sapeva fare si ingegnava a farlo guardando su Internet, chiedendo ad amici, facendosi aiutare da Stefania che, invece, mi riempiva sempre di domande anche per conto di Carmela che gli poneva i quesiti via skype pur essendo tutti e tre seduti alla stessa scrivania.

Con il tempo, i mesi e forse gli anni capii quando Carmela aveva da chiedermi qualcosa perchè lo face in un modo stranissimi. Mi fissava per minuti fino a quando non alzavo gli occhi dal computer e incrociavo il suo sguardo. A quel punto e solo dopo che le avevo rivolto la parola lei osava farmi una domanda. Mai una volta mi ha interrotto mentre stavo facendo altro. Mai una volta ma con il tempo imparai a sentire il suo sguardo e ad alzare gli occhi per ascoltare le sue domande.

All’inizio non le davo nemmeno il rimborso spese, poi qualcosa come 150 euro al mese. Per colpa mia dovette rimandare la data della laurea perché feci un errore nel compilare la durata del tirocinio formativo. Lei non disse nulla e si laureò 4 mesi dopo. Non mi ha mai chiesto un aumento in tutti questi anni. Ho sempre dovuto essere io a offrirglielo, anzi ad imporglielo.

Da brava stagista non diceva mai di no a nessun incarico. Le chiesi di fare volantinaggio per una nostra startup e lei lo fece, le chiesi di imparare a usare wordpress e lei lo fece, le chiesi di fare data entry per giorni e giorni e lei lo fece. Non le chiesi mai di fare le fotocopie ma non le risparmia nemmeno di dover andare a prendere i  miei figli a scuola con il motorino o a fare delle commissioni personali.

Si manteneva al lavoro facendo la babysitter quindi nel pomeriggio non poteva stare in ufficio ma lavorava la sera e la notte. Lavorare il Sabato e la Domenica.  Ad ogni ora la chiamassi mi rispondeva sempre e non mi diveca mai di no. Ho scoperto dopo che una volta era appena tornata a casa dai genitori per il fien settimana (lei è lucana) e per non dirmi di no era risalita subito sul pulman per tornare a Bologna senza nemmeno salutare i suoi.

Lei era sempre presente eppure io non la notavo proprio. Anzi a volte chiedevo a Stefania se avessimo fatto bene a prenderla con noi, se sarebbe riuscita a emergere dalla sua timidezza. Stefania mi rassicurava. Aveva ragione lei. Io, invece, continuavo a preferire i tipi spigliati che hanno la parlantina facile e tanti ne sono passati dai nostri ufficio. Quasi tutti dei bluff. Lei è sempre rimasta li, in silenzio.

Un giorno la costrinsi a fare un pitch sulla startup per la quale stava lavorando e lei quando sali sul palco sembrava una scolaretta al primo esame. Era confusa, continuava a guardarmi terrorizzata, non finiva le frasi, non si capiva cosa volesse dire, cercava di ricorrere alla memoria ma non ci riusciva. Fece un pasticcio. Un pitch pessimo. A me non importava per niente ma lei era mortificata. Ho sempre considerato una stronzata fare i pitch imparandoli a memoria, volevo solo aiutarla ad essere meno timida e quella era un’occasione come altre. Lei quasi si mise a piangere ma riusci a farla ridere e così superò il trauma. Se allora le avessi detto che anni dopo le avrei chiesto di andare in giro per l’italia a parlare davanti a folle di persone lei mi avrebbe menato, ne sono sicuro. Eppure fu proprio così.

Ogni tanto mi degnavo di chiederle un parere e lei me lo dava riuscendomi sempre a stupirmi con la sua lucidità e intuizione. Con il tempo comincia a fidarmi di lei e della sua capacità di ascoltare e osservare tutto. Comincia a portala con me alle riunioni con i soci, agli incontri importanti e poi le chiedevo come era andata. Che impressione avesse avuto, che idea si fosse fatta delle persone. Ogni volta era una scoperta.

Questo privilegio le costò l’invidia dei colleghi in particolare delle colleghe (non di Stefania ma di tutte le atre). Le donne sono proprio terribili tra di loro. Lei era la meno pagata, la ancora “stagista” eppure aveva l’onore di andare con il capo ovunque, agli incontri con i soci, gli investitori. Ci doveva essere qualcosa sotto. Per forza e non le perdonarono i suoi meriti. Non potevano essere meriti i suoi. Dovevano essere favori, i miei favori. Non le perdonarono il darmi “sempre ragione” il saper spiegare le motivazioni delle mie sfuriate, dei miei cambi di programma, delle mie idee strampalate. Non le perdonavano la sua lucidità e conoscenza. La sua disponibilità e generosità. Non le perdonavano i suoi meriti. Lei che guadagnava meno di tutti, che non aveva un ruolo definito era diventata la mia “preferita”. Che squallore eppure è proprio questo che capita in ogni organizzazione ed è per questo che detesto gli uffici e le dinamiche che vi si creano.

Quando Di Camillo se ne andò da Principia senza finalizzare gli accordi presi con noi tutto stava per implodere. Improvvisamente da essere una startup finanziata con 3.5 milioni di euro, weekendagogo era diventata una società piena di debiti, di collaboratori e impegni ma senza soldi per onorarli. Io non potevo dirlo che eravamo stati abbandonati come un cane rognoso, stavo cercando una soluzione ed ero nervosissimo. Furibondo. Lei sapeva, perchè era vicino a me quando cercavo Di Camillo senza mai ricevere risposta e poi quando chiamavo quelli di Principia tutti i giorni, più volte al giorno per capire cosa fosse successo. Lei sapeva ma non disse nulla, si diede da fare per coprire tutti i buchi che si creavano nell’organizzazione, spiegare le mie ragioni, le mie apparenti contraddizioni. E mi sosteneva, mi rassicurava. Mi diceva che ce l’avremmo fatta lo stesso e alla fine, dopo sei mesi infernali, riuscimmo ad avere almeno i soldi per pagare i debiti e sperare di completare il fund raising.

carmela magno tata matilda

guardati questo video e sorridi

Era giugno 2013 e dovevamo fare in fretta per cercare di recuperare il tempo perso, la coda della stagione ormai avviata. Lei lavorò tutta l’estate improvvisandosi: contrattista, agente di viaggio, copywriter, PM, contabile.. tutto, faceva tutto. Le feci anche fare da modella, da attrice, la costrinsi a rendersi ridicola nel tentativo di farci notare. Lo lo fece con estrema professionalità. Senza imbarazzi. Con entusiasmo. Lei, pur timidissima, diventò la nostra testimonial. La nostra immagine. Le colleghe dicevano che il nostro era diventato il sito di “CarmelAGOGO”.

Riuscimmo a mettere online il sito e a fare alcune vendite ma non avevamo soldi per fare marketing e nessuno sarebbe venuto sul nostro sito solo perché eravamo sopravvissuti fino a quel momento. Un nostro consulente/amico ci diete un’idea formidabile che poteva essere il modo per farci conoscere pur con pochi soldi: fare un Giro d’Italia… Carmela e Stefania erano le uniche entusiaste dell’idea oltre a me. Tutti gli altri erano scettici. Dicevano che non avevamo i soldi per completarlo, che era troppo complicato, troppo faticoso, che non ci avrebbe notato nessuno, che ci volevano i permessi etc etc

socio_Labate

Lorena Labate

Mentre io cercavo i soldi, Carmela chiamo la sua amica Lorena e la convince ad aiutarci in questa impresa. Il giorno stesso del colloquio si mise a lavorare fino a tarda sera. Anche lei pagata poco o nulla. Non avevamo soldi ma loro due fecero il miracolo: idearono ed organizzarono il Giro d’italia in 52 weekend. Ogni settimana venivano votatati dai nostri utenti gli eventi più belli per il weekend successivo e quello che risultava vincente diventava la tappa del giro. Poteva vincere un evento in sardegna oppure ad Aosta e Carmela qualcuno di noi sarebbe dovuto andare sul posto ad ogni costo, con qualsiasi mezzo per fare il reportage dell’evento e farci conoscere. Indovina un pò chi ha fatto quasi tutte le tappe del giro d’Italia? Chi non ha mai detto: “non posso, sto male, sono stanca”? Chi ha imparato a parlare in pubblico, a farsi notare dai giornalisti, a rilasciare interviste, a fare pitch su palcoscenici insieme ad artisti e politici? Chi? Se non la timida e impacciata Carmela? carmela giro d'italiaE chi ha guidato il nostro pulmino comprato usato da un amico per migliaia di km anche di notte pur di risparmiare anche i soldi del’hotel? Chi preparava i panini per il viaggio, cercava compagni su blabalcar per condividere i costi del viaggio? Chi dopo aver viaggiato tutto il fine settimana veniva a lavorare il lunedi mattina alle 8 per scrivere il reportage, montare il video e condividere le foto sui social?

Per tutto il 2014 ha girato per l’Italia raccogliendo sempre più fan a interesse per weekendagogo che in soli tre mesi raggiunse la prima pagina di google alla parola weekend. Un miracolo, la dimostrazione che ci stavamo facendo conoscere eppure, nonostante questi risultati, quelli di Principia Sgr facevano di tutto per boicottarci, mentre ci tenevano bloccato il CDA non nominando il sostituto del loro rappresentate. Impedendoci di fare equity crowd funding, di rivedere gli accordi che impedivano l’ingrasso di nuovi soci. Mentre io giravo l’Italia in cerca di soldi lei la girava per farci conoscere.

Lei lottava per la società di cui era la più piccola e insignificante socia, socia per caso, oltretutto. Diventata socia solo perché chi avrebbe dovuto ricevere quelle quote come premio (Stefania) via aveva rinunciato all’ultimo minuto. Lei socia per caso, lottava, quelli di Principia, soci per sfiga (nostra) ci ignoravano o ostacolavano standosene comodamente seduti nei loro mega uffici di Milano a sparare giudizi sul nostro lavoro guardando quattro numeri in croce di cui non capivano nemmeno il senso visto che noi parlavamo di marketing e visibilità.

Diego Bordignon

Diego Bordignon

Nel 2015, Carmela ancora lottava per salvare Weekendagogo insieme a Lorena e Diego, senza stipendio, senza rimborsi spesa, senza uffici. Vendendosi tutto pur di non mollare anche l’amata bicicletta, gli occhiali da sole, l’orologio, il motorino tutto. Sperava nella sua Basilicata. Che il fondo di Sviluppo Basilicata ci avrebbe sostenuto. Ci credeva e sopportava ogni sacrificio senza mai lamentarsi, senza mai dire nulla nemmeno a me. Ma purtroppo nemmeno loro ci hanno sostenuti e abbiamo dovuto cedere. Ma lei non ha ceduto nemmeno quanto abbiamo messo in liquidazione Weekendagogo, non ha ceduto nemmeno per l’indifferenza compiaciuta di quelli di Principia che non vedevano l’ora che mettessimo in liquidazione quella seccatura.

Lei non ha ceduto e mi è stata vicina anche dopo, nei momenti in cui mi sono sentito realmente un fallito. Quando insieme a weekendagogo abbiamo rischiato di dover chiudere anche il nostro Lab e rinunciare a tutti gli altri nostri progetti. Anche quando quelli di Principia hanno cominciato a mandarmi lettere di diffida e le ispezioni contabili. Non sono non ha ceduto ma si è offerta di fare da liquidatrice di weekendagogo al mio posto, mi ha obbligato a lascarle quello scomodo posto. Lei si è, quindi, presa tutti i rischi di gestire la liquidazione di una startup innovativa in cui i soci finanziatori, invece di sostenerti, cercano ogni cavillo per metterti in difficoltà e magari farti pure causa.

Lei, che ha dovuto chiedere ai genitori di sostenerla economicamente, ha rinunciato ad altri lavori per fare la liquidatrice e accompagnare il suo sogno imprenditoriale di stagista verso l’oblio prendendosi anche gli insulti dei creditori non pagati e dei lavoratori non pagati, probabilmente anche le conseguenza delle azioni legali che Principia farà nei prossimi mesi per vendicarsi dei miei S-post irriverenti a loro dedicati.

Per disperazione, mentre tutto sembrava perduto, lei ed io abbiamo cominciato a costruire l’eTravelDistrict per aiutare le altre startup a non vivere ciò che avevamo vissuto noi con Weekendagogo. Per creare le condizioni per fare impresa nel travel e-commerce anche con pochi soldi.  Più volte ho pensato di mollare anche questo progetto e di cercarmi un lavoro normale e retribuito; ma lei mi ha dato la forza di credere in me stesso proprio nel momento del fallimento. Mi ha dato la forza di chiedere prestiti personali ed amici e parenti, invece di chiudere tutto. E quando ho cominciato ad urlare la mia rabbia nei miei primi s-post lei è stata l’unica a dirmi di andare avanti, di raccontare, di non temere le conseguenze, delle ritorsioni, dei ricatti a cui sarei stato soggetto. E’ stata l’unica a non considerarmi pazzo quando tutto dava l’impressione che lo fossi diventato veramente. L’unica anche a impedirmi di fare pazzie vere, di compromettere tutto il lavoro fatto per sfiducia e rassegnazione.

In questi giorni stiamo negoziando un investimento nell’eTravelDistrict e i nostri soci hanno ricominciato a sperare eppure lei probabilmente non vorrà far parte del nostro team, non vorrà ricevere quote come premio. Lei vorrà andarsene per non sentirsi dire grazie. Già Carmela non sopporta di sentirsi dire grazie da nessuno. Lei fa le cose in cui crede solo perché ci crede non per tornaconto. Lei non molla mai se non quando è ormai superflua la sua presenza. Lei è come Tata Matilda: “resterò fin quando non mi vorrete, ma appena mi vorrete io me ne andrò”.

Ma per Carmela potrei dire che “resterà fin quando nessuno la noterà”. Io, purtroppo, l’ho notata ed è per questo che ora se ne andrà ma le auguro di avere tutto il successo che si merita. Un successo che non si noti. Che nessuno noti. Il successo di essere Carmela. La migliore figlia, amica, dada, collega, compagna e socia che si possa mai desiderare di avere nella vita.

Grazie Carmela e scusa di averti dedicato questo mio S-post. Ma te lo dovevo. E lo dovevo a tutti quelli che come te lavorano in silenzio e umiltà in startup e imprese di cui non sono soci ma a cui dedicano tanta parte di se da confondersi con gli arredi degli uffici fino a scomparire dentro ad un numero di un bilancio, per la precisione in una voce di costo, nella voce di costo che più spaventa e infastidisce gli investitori: COSTI DEL PERSONALE…

PS del 17 maggio 2016: Carmela è diventate bellissima e, invece di andarsene, è diventata socia di peso nel FastPrototypingLab e in Garanteasy e preso lo sarà anche dell’EtravelDistrict. Insomma una favola a lieto fine? DIrei proprio di si.

 

 

 

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

Potrebbero interessarti anche...