Fare business CON i disabili, invece che SUI disabili

E’ da tempo che penso di inaugurare questa nuova serie di spost, Handicap reality, che riguarda una realtà che sto scoprendo di recente sebbene, come tutti, ci abbia avuto a che fare più volte per ragioni familiari o personali. Ho deciso di iniziare dal futuro perchè questa serie spero continuerà a lungo nel futuro. Ma veniamo ai fatti: domani avrò un incontro con gli ormai famosi extraterrestri che fanno gli investitori per discutere della differenza tra fare business CON i disabili invece che SUI disabili ed ho pensato di prepararmi le argomentazioni scrivendo questo s-post. Sembra una discussione tra linguisti che nulla abbia a che fare con il business, invece, è per me dirimente di una strategia a cui non sono disposto a rinunciare. Prima di addentrarmi in questa disquisizione faccio la mia solita introduzione storiografica…

etravel districtHo cominciato ad considerare il potenziale e le peculiarità del turismo accessibile nell’autunno 2014 quando al TTG conobbi  Roberto Vitali di Village4All ed altre persone che si occupavano di tematiche simili. Poi nel 2015 ho cominciato a lavorare assiduamente con Roberto su questo tema ed insieme a lui abbiamo presentato al TTg del 2015 il motore di booking per prodotto turistico accessibile perfettamente funzionante poi sono cominciati i problemi. Anzi i problemi sono iniziati proprio dopo il primo incontro con gli UFO a cui partecipò la socia di Roberto e subito cominciò a mettere le mani avanti riguardo l’idea di fare insieme il business turistico di cui avevamo appena parlato con gli investitori. All’inizio non capivo perché facesse tanta resistenza e fosse così sulle difensive rispetto l’ipotesi di fare quel business insieme poi ho cominciato a capire la differenza tra il fare business CON i disabili o SUI disabili. Mi ci sono voluti mesi di incontri poi improvvisamente l’illuminazione: se uno fa business grazie al fatto di essere disabile o di fare qualcosa per i disabili in realtà non è detto che stia facendo o voglia fare business con i disabili, anzi, il più delle volte è vero il contrario.

Ci sono società e associazioni del mondo della disabilità che campano di bandi pubblici, di certificazioni, di valutazioni, di progetti e di studi sulla disabilità ma che si guardano bene dal volersi mettere su un mercato ricco e competitivo come quello dell’etravel. Ci sono alcuni che per “far certificare accessibile” un albergoc hiedono “una donazione” alla propria associazione. Una donazione!!! A prezzo fisso ma pur sempre una donazione. Non sono un esperto di associazionismo e ancora meno della fiscalità di tali soggetti ma chiedere una donazione per ottenere una prestazione professionale mi suona strano eppure ne ce ne sono tanti che la chiedono senza pudori, al telefono o via mail.

Roberto Vitali non è tra questi che si spacciano per associazioni. Lui ha una startup innovativa; ma, di fatto, anche lui ha come clienti soprattutto le Pubbliche Amministrazioni che gli commissionano, con regolare bando di gara, mappature di accessibilità e cose simili. In caso di Village4all la mappatura viene fatta da persone normodotate mentre ci sono associazioni che la certificazione la fanno fare esclusivamente ai disabili eppure considero i primo diversi dai secondo perché la differenza vera sta nel modello di business. La differenza sta nel mercato in cui operi quello del turismo o delle prestazioni professionali/certificazioni? Ovvero la differenza sta nel fare business SULLE disabilità invece che CON i disabili e, ci aggiungerei, PER i disabili.

investitori handicappatiIl turismo è un business che in Italia vale decine di miliardi di euro l’anno e nel mondo vale miliardi di miliardi di euro. Un business enorme che potrebbe dare da lavoro a migliaia se non milioni di disabili nel mondo se solo fosse fatto CON i disabili invece che SUI disabili. Questa è la differenza tra il nostro approccio e quello di chi si accontenta di fare business sui disabili.

Da imprenditore non riesco a capire come ci si possa accontentare di raccogliere le briciole o qualche fettina di questo mercato enorme facendo certificazioni più o meno professionali quando si ha la possibilità di conquistare l’intera pasticceria. E’ vero che in qualsiasi pasticceria ci sono tortine “per disabili”, piccole o grandi torte che nessuno nota ma che sono ricche e buone come le altre. Eppure, io mi dico, perché limitarsi a mangiarsi solo quelle? Perché non mettere su una nuova pasticceria? Perché non mettere nei laboratori, alla cassa e alle consegne dei disabili? Perché non costruire tante nuove pasticcerie gestite da disabili? Con nuovi tipi di torte e nuove ricette ideate da disabili? Perché? Perché i disabili non potrebbero fare torte per “normodotati”? Torte e pasticcini per tutti ma realizzate da disabili? Se queste torte sono buone come e più delle altre dove sta la differenza tra una torta fatta da un NON disabile e un SI disabile? Io non lo capisco proprio e non voglio accontentarmi di briciole o di fettine.

intesa va in svizzeraDomani, quindi, parlerò di pasticceria e cercherò di convincere gli ufo che non ha senso fare dolci solo per disabili. Che i dolci, se sono buoni, lo sono per tutti. Che un pasticcere, è bravo, indipendentemente dal fatto che sia cieco, sordo, paraplegico o altro. Cercherò di convincere gli ufo ed anche i disabili (ammesso e non concesso abbiano bisogno di essere convinti da me) che non c’è da aver paura a essere bravi, bravi come e più degli altri. Che non c’è da aver paura di sfidare quelli di Booking, Expedia, Lastminute o altri colossi del travel ecommerce che la fanno da padroni in casa nostra. Non c’è ragione di volersi “specializzare” in torte per disabili o soggiorni per disabili. Perché i disabili, che sarebbe ora che ricominciassi a chiamare handicappati, non è che non hanno il palato fino come gli altri, non è che vanno a comprare torte speciali fatte apposta per loro. No. Proprio No!! Semplicemente vogliono sapere cosa stanno comprando, come tutti gli altri clienti. Anzi più di tutti gli altri clienti, semplicemente vogliono essere più informati non anche trattati diversamente dagli altri clienti. Voglio entrate in pasticcera con la stessa facilità di chiunque altro e mangiarsi un buon pasticcino senza rischiare brutte sorprese. Come tutti gli altri clienti, più degli altri clienti ma non diversamente dagli altri clienti.

In questo sta la differenza tra fare business CON i disabili invece che SUI disabili. A te forse pare poco; ma, per me, è tutto e su questo non sono disposto a scendere a compromessi. Io non sono disposto ad accontentarmi delle briciole ne di fare una pasticceria per disabili. Io voglio rendere accessibile a tutti la nostra pasticceria e dare soddisfazione a tutti i clienti. E non mi accontento nemmeno di questo, non voglio trovarmi nella felice situazione di essere riuscito a far nascere tante nuove pasticcerie e poi vederle acquisire da una catena americana o svizzera che le ingloba o sostituisce con un format più redditizio e uniforme. No, no proprio NO. Non voglio far fare all’eTravelDistrict la fine che ha fatto Venere.com e soprattutto non voglio che la gente che lavorerà con noi faccia la fine dei lavoratori di Venere. A me di fare tanti soldi non interessa più del giusto per assicurare un futuro di studio ai miei figli e una vecchiaia tranquilla a me. Mi interessa, invece, che l’eTravelDistrict sopravviva a me e cresca di generazione in generazione fino a diventare un esempio mondiale di cosa voglia dire fare impresa e busienss CON i disabili invece che SUI disabili. Un esempio, un esempio ed una monito da usare contro chiunque dica: “non cinviene, non si può, è troppo difficile”.

Lpitcho spero, ci credo, lo voglio e non ammetto compromessi. Questa volta no. Piuttosto rischio la galera mi metto a raccogliere i soldi che servono porta porta ma l’eTravelDistrict si farà e sarà un successo. Ho cominciato la mia carriera lavorativa a 19 anni facendo il venditore porta a porta di materiali per dentisti quindi so come si fa e lo farò se sarà necessario (nego invece di averlo fatto nei giorni scorsi, nego, capito!! Non volevo i tuoi soldi, ne quelli di nessun altro).

Va beh dopo questo bel training auto motivazionale domani vado all’incontro, mi metto supino e mi faccio sculacciare senza aprire bocca ne fare obiezioni. Va bene così, va bene così! Qualche sculacciata non ha mai fatto male a nessuno e tanto meno ad uno startupper. Per le questioni di principio c’è tempo, se ne può discutere… Un’altra volta magari…

 

 

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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