E se il modello del Venture Capital fosse troppo vecchio e inadeguato alla realtà italiana

Con i disabiliIn questi giorni mi sono ritrovato a ragionare riguardo l’imminente ritorno del mio avatar dal viaggio intergalattico intrapreso con gli UFO che fanno gli investitori. Mentre lui viaggiava per le galassie della finanza innovativa io ho raccolto intorno all’etraveldistrict i principali attori ed esperti del turismo accessibile italiano e non solo loro. Anche una selezionata e validissima schiera di startup e PMI del tutto sinergiche al progetto nel suo complesso. Proprio ieri abbiamo fatto la prima riunione di uno dei gruppi di lavoro che daranno vita all’eTD e mi sono reso conto che eravamo noi, non il mio avatar, ad essere su un altro pianeta. Eravamo noi quelli che stavano viaggiando negli spazi intergalattici di uno dei business più ricchi e competitivi al mondo (l’etravel) ed avevamo un progetto tanto rivoluzionario quanto concreto. In due ore abbiamo condiviso strategie, piani operativi e visioni come dopo 5 mesi di lavoro intenso con gli UFO ancora non sono sicuro di essere riuscito a fare. E oggi mentre portavo il cane a far pipi mi è tornato in mente un vecchio dubbio che ora si fa sempre più concreto:

e se fosse il venture capital ad essere vecchio e inadeguato alla realtà imprenditoriale italiana?

fondi piccoliIn italia c’è un tasso d’imprenditorialità tra i più alti al mondo. Una creatività invidiabile. Un tessuto di piccole e medie imprese unico e preziosissimo. In Italia la finanza ha fatto soprattutto danni, Il private equity ha impoverito e impoverisce il nostro tessuto industriale (arricchendo gli ex-imprenditori però). Ci sono ricchezze enormi in mano ad imprenditori ed ex imprenditori che non si fidano di darli ai finanzieri italiani anche perché ne spenderebbero il 25% del raccolto solo per mantenere se stessi.

I VC italiani sono per la maggior parte gente di pura finanza che capisce poco di impresa e nulla di innovazione e ancor meno di innovazione in ambito digitale. Non tutti sono così lo sappiamo ed il successo di fondo italianoaziende come yoox lo dimostrano ma il panorame è desolante. Perchè hanno dei deal flow asfittici spesso condivisi e standardizzati che portano sul tavolo di tutti sempre e solo gli stessi dossier. I VC italiani, a loro parziale alibi, sono costretti a processi decisionali lunghi (minimo 6 mesi anche per gli UFO che non si sono fermati un solo giorno)
perché di fatto sono dei generalisti (anche per influenza dell’approccio di Fondo Italiano) e sono soggetti a troppe regolamentazioni. E poi hanno dei periodi d’investimento troppo brevi rispetto al mercato italiano e quindi devono essere super prudenti nello scegliere i deal. 6-7 anni sono troppo pochi per un VC italiano, bastano solo per fare operazioni speculative di private equity su aziende consolidate.

 In questa situazione non si va da nessuna parte se non al disastro per le startup e alla desertificazione del tessuto industriale.

Ne possiamo pensare di copiare o importare il modello americano dove aziende che non fatturano un euro dicono di valere miliardi di euro e trovano pure qualcuno che le acquisri o finanzi. Noi italiani siamo imprenditori veri non speculatori, venditori di sogni e illusioni come gli americani. Noi siamo artigiani, industriali, professionisti, gente che ama il proprio lavoro che non ama vendere le proprie aziende.  Noi preferiamo essere ciascuno padrone in casa propria invece che ricco in casa d’altri. Noi siamo innamorati del nostro lavoro gli americani no. A noi piace costruire e conservare loro sono per il “compra e butta”. Se tutto questo è vero allora….

Bisogna innovare il sistema del “VC” alla base, nei fondamenti, nelle logiche e nei meccanismi.

Se poi consideriamo che gli imprenditori come noi dell’eTD ci intendiamo al volo, ci conosciamo tutti, sappiamo chi nel mercato è valido e chi no. Chi ha un progetto forte e chi solo un ideina, chi ha esperienza e competenze e chi improvvisa. Chi è onesto e chi non lo è.  Noi sapremmo come fare sinergia e creare un tessuto di nuove imprese che creino posti di lavoro invece che hype. Noi abbiamo le idee chiare, conosciamo il nostro mercato, abbiamo relazioni, tecnologie e compentenze.

Noi imprenditori sapremmo dove e perché investire

E allora perché non investire uno nell’altro? Facendo sinergie, condividendo tecnologie, inventory e competenze? Perché non raccogliere le risorse finanziare che ci servono da soli invee che passando tramite i VC che ci fanno solo perdere un sacco ti tempo e poi magari ci rendono la gestione dell’azienda un incubo di formalismi e veti incrociati che servono solo a parare il loro culo ma non certo ad avere successo in un mercato che è iper competitivo e veloce?

dovremmo fare un

FONDO INDUSTRIALE DI MUTUO INVESTIMENTO 

gestito da imprenditori e manager operativi

Perché non crearci e gestirci un fondo a vocazione industriale che investa il 100% delle sue risorse senza sprecarne nemmeno un centesimo in management fees? A noi non servirebbero 6-12 mesi per decidere se investire o no in una startup quindi non ci servirebbe sprecare il 25% dei fondi raccolti in quelle attività e nemmeno ci servirebbe perdere del tempo a cercare way out milionare come aghi nei pagliai. Noi potremmo quotare la holding industriale e con quello dare un ritorno agli investitori.

Fin troppo semplice e lineare per essere fattibile

pitchInfatti in Italia non si può fare fund rasing per un progetto industriale di questo tipo. Devi prima farti autorizzare e quindi sottostare alle regole della finanza che sono fatte per tutelare lo status quo non certo per favorire l’innovazione, la crescita industriale e tanto meno per creare occupazione stabile. Oppure dovremmo fare equity crowd funding con tutti i limiti di un sistema che è fatto “in deroga” al regolamento Consob e, quindi, molto mal visto e decisamente ostacolato dal sistema finanziario italiano che non vede l’ora fallisca miseramente per estromettere dal gioco i non appartenenti al ghota.

Insomma, meglio se torno con i piedi perguida semiseria terra, ma, sarebbe meglio, dire con i piedi nel pantano della realtà in cui ci tocca fare impresa in Italia e la smetto di sognare ad occhi aperti un sistema in cui chi ha le competenza e l’esperienza ha anche le risorse finanziarie. Un sistema che voglia costruire impresa che duri invece che semplici deal speculativi da trasformare in exit il prima possibile. Mi consolo con il fatto che avrò tra i soci del
l’eTD il ghota del turismo accessibile italiano e non solo. Questo almeno non credo sia vietato da nessun regolamento ne legge.
PS. Perchè ho scritto tutta sta pappardella? per dare uno spunto ai chi, come Paolo Barberis, magari può suggerire questa idea a chi, forse, ha la volontà ed il potere di cambiare qualcosa a vantaggio di tutto il sistema imprenditoriale italiano invece che, solo per finta e per pochi, come avvenuto con lo SPID proprio in questi giorni…

 

 

 

 

 

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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