Costruiamo qualcosa insieme? Si… partecipa al nostro prossimo evento
Ultimamente sono sempre più insofferente agli eventi per startupper soprattutto se organizzati come tavole rotonde di esperti e format simili. Trovo gran parte di queste iniziative fini a se stesse. In Italia questo fenomeno è dilagante e pervasivo. Praticamente il parlare prevale di gran lunga sul fare e nello startup show business la deformazione della realtà è portata al paradosso. Gli startupper sono spesso giudicati più per le loro doti di istrioni che per i reali contenuti professionali e personali. Sicuramente sono tutti spinti a diventare story teller, pitcharoli, pitchosi che dir si voglia. In italia sembra che la priorità sia parlare, annunciare, mostrare e non fare, costruire, lavorare, portare risultati. Anche il Paolo nazionale (quello che essendo timido non citerò) durante il nostro utlimi incontro si scusava di non potersi intrattenere più a lungo perché doveva partecipare ad un evento. Nel dirlo ha aggiunto rassegnato: “in italia tutti vogliono parlare e nessuno che poi si ponga il problema del fare. Così mi tocca perdere un sacco di tempo a partecipare ad eventi e non me ne resta abbastanza per lavorare”.
Questo ribaltamento del piano dei valori è arrivato a cambiare le logiche con cui ci si relaziona anche nel cercare di fare business e proprio nei giorni scorsi ne ho avuto un esempio concreto in uno scambio di mail e chat con gli amici di Enlabs che sono ormai del tutto travolti dal sistema che hanno loro stessi contribuito a creare. Ed ora un pò di storiografia per introdurre i protagonisti di questa mia riflessione.
Conosco Augusto Coppola da prima che cominciasse a lavorare in Enlabs. L’ho visto creare da solo InnovationLab e fin da subito ho cercato di convincerlo a lavorare insieme perché lui è realmente e senza alcun dubbio un uomo del fare che usa la parte SHOW solo come strumento motivazionale e di selezione dei team che è vero e proprio mago a creare dal nulla. Lui viene dal mondo dell’impresa e si vede. Risponde sempre alle mail ed anche al telefono. Ti richiama. Ti da delle risposte inequivocabili e dirette. Insomma è uno che “non mena il can per l’aia” e quindi non ti fa perdere tempo. Anche dopo che ha fatto confluire innovationlab in enlabs non ha cambiato stile ed infatti ogni volta che l’ho incrociato da quelle parti era sempre al lavoro. non l’ho mai visto cazzeggiare nei corridoi. Uno tosto. Uno che vorrei avere come mio socio ad ogni costo.
Luigi Capello l’ho incontrato per la prima volta quando Enlabs era ancora un anonimo appartamento dalle parti della stazione Termini. Luigi proviene dal mondo della finanza ed è li che ha fatto carriera ed i soldi. Soldi che avrebbe potuto spendersi con la sua splendida moglie in giro per il mondo e invece ha deciso di reinvestire per fare qualcosa di utile per in nostro paese ed i giovani imprenditori. Parole sue che sono vere e lo dimostra ciò che ha fatto eppure Luigi non è uno uomo del fare come Augusto. Lui è una sorta di PR e si aggira per enlabs come fosse il direttore di un albergo. Saluta tutti. Controlla tutti e tutto (compreso che siano puliti i cessi). Ma non mette testa su nulla. Passa da una cosa all’altra e da una riunione all’altra come una porta rotante. Saluta, ascolta per un pò, dice due parole d’incoraggiamento e poi si alza e se ne va a intrattenere qualche altro ospite. All’inizio dell’avventura di Enalbs sembrava volesse aprire anche a Milano e gli feci visitare degli spazi che credevo adatti e mi colpì la sua visione nello scegliere gli spazi adatti per un incubatore. Mi disse: “l’importante è che si presti ad ospitare eventi, in questo modo ci si ripaga dei costi dell’affitto e non solo”. Alla fine non si fece la sede milanese di enlab e ne sarà felice Gianmarco Carnovale. Credo che la ragione non fu la mancanza di spazi adatti (quelli che gli feci vedere erano in una zona molto cool – Zona Tortona…) ma la troppa concorrenza in fatto di eventi. Milano ormai è una sorta di eventificio permanente e non credo che la presenza di un Incubatore avrebbe fatto notizia e attratto interesse come invece fece a Roma fin da subito. A luigi, contesto il fatto che non va mai a fondo di nulla che, a differenza di Augusto, si limita a fare da “butta dentro”. Ti accoglie e poi ti passa di mano ad uno dei suoi collaboratori, infine sparisce fino a quando te te ne vai e allora, sulla soglia, ti saluta dicendoti “torna presto a trovarci”. Se provi a proporgli di costruire qualcosa insieme lui ti risponde sempre che è molto indaffarato con eventi, traslochi, aumenti di capitale e non ha tempo ma “se passi da queste parti. Sei il ben venuto”. Insomma a fare da comparsa in Enlabs ci posso andare quando mi pare e piace ma è inutile pretendere di fare un incontro di approfondimento e business.
Potrei introdurre anche Roberto Magnifico come protagonista di questa storiella ma di lui so poco o nulla se non che si muove sempre con Luigi e che è un professore della Luiss. Qualche giorno ci ho chattato sul linkeding e le sue frasi finivano cosi: “quando passi a roma, sarai il benvenuto”, “oppure “Il 23 inauguriamo la nuova sede. Se puoi venire ci fa solo che piacere”.
Ed ora veniamo al sodo. Al perché di questo mio s-post. Capisco Paolo (quello timido che non cito) che pur ha il suo incubatore e che si lamenta di non avere tempo per lavorare e di dover fare troppe chiacchiere suo malgrado ma come giustificare Luigi e Roberto che delle chiacchiere ovvero dell’organizzare eventi dello Startup Show Business romano ne hanno fatto un sistema di business e di lavoro? Non sono giustificabili. Ogni scelta implica una rinuncia. Aver scelto di organizzare eventi a raffica per ripagare i costi di struttura di Enalbs ha implicato dover rinunciare ad avere tempo per fare più business. Per essere meno farfallone e superficiale alle riunioni. Di non riuscire a trovare il tempo di rispondere alle mail o al telefono. Sono scelte e le scelte implicano sempre una rinuncia. Francamente non so se Luigi o Roberto sarebbero in grado di dare valore ad un incontro di business come invece sono sicuro essere capace di fare Augusto. Non lo so perché non li ho mai potuti mettere alla prova fino in fondo. Sono sicuramente bravi organizzatori di eventi e ottimi investitori ma quanto valore aggiunto possono dare realmente oltre a soldi e visibilità non lo so ancora valutare per il semplice motivo che non hanno mai avuto il tempo di dimostrarmelo. Luigi, in particolare, era sempre troppo impegnato a fare il PR e a smistare ospiti per averne mai apprezzato le doti operative.
Morale
Sono sempre più agorafobico e sempre meno interessato a chi mi propone di partecipare da eventi. Sono sempre più attratto da gente come Paolo (il timido) che cerca in tutti i modi di non farsi trovare per poter lavorare in pace qualche ora. Sono sempre più convinto che in Italia, se si volesse vedere attuato qualche cambiamento serio, bisognerebbe vietare qualsiasi tipo di convegno, evento o manifestazione in cui si parli invece che operare. Improvvisamente si scoprirebbero disoccupati tutti i ciarlatani di professione e liberi da impegni inutili tutti gli operosi. Basterebbe questo per fare una rivoluzione. Sicuro dopo un anno di disintossicazione tutti ti direbbero subito quali sono le loro vere intenzioni riguardo la tua proposta di partnership invece che chiederti di fare la comparsa ad un evento. Sicuro nessuno, se realmente interessato, avrebbe più il coraggio di invitarti ad una festa invece che ad un incontro di lavoro vero e fattivo.
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