Mia figlia, l’universo femminile svelato.

La femmina, anche se bambina “incapace” di camminare, già si sceglie i vestiti che le piacciono e te lo fa capire senza dire una sola parola. Si mette seduta e da li non si muove più. Tutti le girano intorno e fanno a gara per servirla e farla sorridere. E lei sorride a tutti. Lei non chiede mai, ottiene e basta. Una vera femmina non fa capricci. Mai! E mia figlia non ne ha mai fatti; ha sempre ottenuto tutto ciò che le importava avere e ciò che non riusciva ad ottenere perdeva subito d’importanza.

La femmina cresce, comincia a prenderti per mano e a chiamarti “papà”. Allora tu continui a capire quante volte hai sentito quel tono di voce che pensavi essere di donna innamorata e che invece era di semplice femmina. Cominci a pensare, a ricordare e a capire: quanto sei stato stupido a credere che fosse solo per te quel sorriso, quel tono dolce, quella carezza.

La femmina, tua figlia seduce tutti i tuoi amici, le zie, i cugini, le persone che l’incontrano al supermercato per la prima volta e tu capisci che quella è genetica. Che a 3 anni non si possono avere certi modi se non per potere divino o patrimonio genetico.

Non capisci come sia possibile che una bambina di cinque anni che gioca con le macchinine dei fratelli, che si diverte a fare i lavori di bricolage con te; sia anche la stessa che passa ore a disegnare parlando con le sue bambole, ma non ne voglia sapere di andare in bicicletta mentre i fratelli già ci vanno da quando ne avevamo meno di due.

Poi capisci. Al campeggio ti accorgi che lei si è invaghita di un bambino più grande di lei che va in bicicletta e lei inforca la sua, mai usata, e ti ordina: “Papà oggi voglio imparare ad andare in bici, ma tu fai come dico io.” E lei impara ad andare in bici, come vuole lei, senza rotelle e a chi lo mostra per prima? Non certo a te ma a lui… E per lui che ha imparato ad andare in bici. Anzi che si è decisa a farlo perché lei in bici sapeva già andarci ma non ne aveva ragione di farlo. E cominci a capire sempre di più. Qualcosa di più. Molto di più. Che un maschio non ha nulla da insegnare a un femmina. Nemmeno se è suo padre.

A scuola un’altra sorpresa. Lei è intelligentissima. Impara tutto con facilità ma non sembra affatto un genio sebbene non faccia fatica alcuna. Per lei è tutto talmente normale che tu ti abitui pure ai suoi dieci pur non avendone mai preso uno in vita tua. La solita femmina secchiona? Per nulla. Lei gioca sempre e fa i compiti a scuola. Quando ti chiede di aiutarla nei compiti stai certo che non ne ha bisogno. Lo fa solo per darti la sensazione di poterla aiutare e sentirti bravo anche se sbagli tutte le operazioni e lei te le corregge. Lei lo sa che ti piace aiutarla e te lo concede. Lei è femmina e tu ricordi di quando passavi il tuo tempo ad insegnare alla tua ragazza ad usare il computer o a guidare la moto e capisci.

Una sera ad Halloween ti chiede di portarla in giro con le amichette e tu ingenuo dici di sì. Ma lei, a soli 8 anni, ti si presenta vestita come una diva rock con tacco 12 (della zia), minigonna e calze a rete e va in giro come se stesse facendo una sfilata a distribuire pipistrelli fatti a scuola in cambio di caramelle. E tu che pensi? E quando vedi gli sguardi sorpresi e sedotti dei negozianti, dei ragazzi e degli uomini che incrocia per strada, tu che pensi? A quando dopo mezz’ora tira fuori dalla zainetto le scarpe da tennis e dice “ora basta mi fanno male i piedi e voglio correre”, tu che pensi? Che è colpa della troppa televisione, delle veline? della pubblicità? O della genetica? Per lei era solo un gioco.

E ricordi e capisci che, in fin dei conti, tua madre aveva ragione a dire che gli uomini vanno educati. Che se fanno del male alle donne è colpa delle loro madri e ringrazi di averti insegnato a rispettarle seppure un pò troppo. Che indossare una minigonna non significa “andarsela a cercare”. Che essere provocante e sexy non significa che ne puoi fare ciò che vuoi. Significa solo che lei è felice di essere una femmina e tu dovresti solo stare al suo gioco e provare ad essere un semplice maschio e non una bestia.

A natale mia figlia ha voluto in regalo una macchina da cucire, fili e stoffe. Poi si è messa d’accordo con sua nonna (mia madre) perché le insegnasse a cucire. Hanno passato tre quattro giorni a realizzare un cappottino per la sua cagnetta incinta e quando sono andata a riprenderla ho passato una giornata intera a guardarle fare gli ultimi ritocchi e sistematine.  Ci sono più di settantant’anni di differenza tra loro due eppure sono una lo specchio dell’altra. Una il futuro il sostegno ed il futuro dell’altra. Le ho guardate a lungo in silenzio e ho visto dipanarsi il sottile filo che le unisce che le rende così uniche e diverse pur se così simili. Chi avrebbe mai immaginato che lei, che passa le ore ad ascoltare musica dall’ipad o guardare le sue web series su youtube, avrebbe voluto farsi insegnare a cucire da sua nonna? Così senza ragione, di sua spontanea volontà? E allora ti ricordi quanto anche tu hai imparato a cucire e capisci. Capisci e sorridi in silenzio. Grato di poter finalmente capire.

Lei, quella stessa che gioca a fare la diva rock, quando meno te lo aspetti, ti guarda dritto negli occhi e ti parla da donna matura e ti dice cose che non può aver mai sentito, che non può aver imparato, che ti scavano nel cuore come fosse burro e tu ti scopri senza segreti. Ricordi di quante volte le tue donne ti hanno rivoltato l’anima come un calzino mostrandoti ciò che tu stesso non osavi vedere o provare? Te lo ricordi e capisci.

Mia figlia ora ha dieci anni. E’ ancora una bambina ma comincia ad essere una ragazzina. Comincia ad avere pudore del suo corpo, ad avere il suo diario segreto. E io temo il momento in cui diventerà una ragazza e poi una donna perché temo di scoprire di non aver mai amato abbastanza le ragazze e le donne che mi sono state accanto. Di non averne mai compreso il segreto, la forza, il potere del loro essere diverse. E temo di averle trattate ingiustamente alla pari come dei semplici esseri umani invece che come delle femmine. Temo, infine, che vedendola diventare donna di correre il rischio di innamorarmi di qualsiasi altra donna della terra per il solo fatto che sia femmina. Nello stesso tempo penso che vorrei fosse già grande e che mi avesse già svelato tutti i segreti che possono rendere una donna felice. Felice e orgogliosa di essere femmina come lo è mia figlia. Non mi resta molto tempo per riuscire ad essere un degno maschio e vorrei evitare di sprecarlo facendo altri errori.

Quindi visto che non so come finire questo mio s-post se non con una pseudo morale: fai una figlia prima di innamorarti. In questo modo scoprirai che quelli che usano le donne per sedurti non sono trucchi ma patrimonio genetico e, quindi, te li potrai godere fino in fondo. Rispettando le loro provocazioni anche più spudorate. Proteggendo la loro malizia ed il loro essere creature generatrici di vita. E non me ne abbiano a male le donne gay o quelle che non vogliono o possono diventare madri e nemmeno quelle che si sentono maschi o lo vogliono diventare. Per me siete e restate creature meravigliose e degne di, mai abbastanza, rispetto e, soprattutto, libertà.

 

nonna-e-vittoria

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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