Intervista esclusiva allo s-guru che ha previsto il crollo degli investimenti in startup.

In questi giorni sono stati pubblicati i dati raccolti da AGI sugli investimenti in startup e per la prima volta dal 2014 registrano un -13% rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente. Per quasi tutti gli operatori del settore ed i commentatori questo è un dato imprevisto e allarmante da emergenza nazionale tranne che per il dr Andrea Elestici, uno dei padri fondatori del web italiano e unico ad aver previsto questo tracollo in uno dei suoi autorevolissimi s-post pubblicato il 31 dicembre 2016 e dal titolo profetico di “Requiem dello startup show business”. Noi siamo riusciti ad intervistarlo in esclusiva per la nostra s-testata.

Buongiorno dr Elestici, cominciamo con la domanda più diretta: come ha fatto a prevedere questo crollo prima di chiunque altro e soprattutto forse come unico s-profeta?

Io ho vissuto sulla mia pelle tutta l’epopea della New Economy ed è stato per me facile riconoscere nello startup show business le stesse dinamiche dopanti frutto della convergenza di interessi politici, finanziari e giornalistici. Le stesse dinamiche che trasformarono la New Economy in una bolla speculativa che bolla non fu affatto mentre la vera e unica bolla è stata quella immobiliare del 2008 che non aveva nulla di reale ne di innovativo ma i cui prodotti finanziari ci furono spacciati per sicuri in quanto basati sul valore delle case come se queste fosse eterne e in grado di generare ricchezza per il solo fatto di essere state costruite. Scusi la digressione, riguardo la mia previsione da perfetto s-guru quale sono ho semplicemente messo in relazione tre fenomeni:

  1. Le dimissioni di Renzi e con lui il venir meno il ricatto imposto a banche e telecom perché sponsorizzassero lo startup show business al fine di coprire il credit crunch e la mancanza di opportunità di lavoro per i giovani
  2. Il salvataggio di MPS con il relativo salasso per le altre banche ed i contribuenti (poi seguito dal quello delle Banche Venete) che ha reso impossibile continuare a nascondere il bubbone purulento del credit crunch in cui ci troviamo da anni.
  3. La mancanza pressoché totale di exit sul mercato italiano pur essendo passati almeno 10 anni dall’avvio del fenomeno startup (show business).

Mi sarebbe sembrato strano che in un paese con una densità ineguagliabile di imprenditori ed ex imprenditori ci potesse essere veramente tanta gente che se la continuasse a bere sta favoletta delle startup come soluzione di tutti i problemi nazionali e imperdibile opportunità di guadagni facili; ed, infatti, non se la sono bevuta. Lo sanno tutti che in Italia si fanno molti più soldi truccando le gare d’appalto, corrompendo i politici e, soprattutto, evadendo il fisco quindi perché mai uno dovrebbe investire in startup? D’altro conto se gli evasori come Tim Cook, Jeff Bezos, Marck Zuckerberg vengono accolti dai nostri policiti come degli eroi che segnale si da agli investitori nostrani se non quello di continuare ad accumulare soldi nei paradisi fiscali? Infatti è esattamente ciò che fanno gli exit-champion come Giulio Valiante che si guardano bene da investire i propri milioni in startup italiana e preferisce tenerseli ben al sicuro a Panama (60 milioni per la precisione) facendo investire nelle sue operazioni brillanti come Jusp 5-7 milioni di noi contribuenti invece di metterci i suoi di soldi e magari avere pure il coraggio lamentarsi che non sono abbastanza quelli che ci abbiamo messo NOI, NOI CONTRIBUENTI che i conti li abbiamo tutti in rosso per le tasse che paghiamo senza scampo.

Insomma tutta questa lunga premessa per dire che in realtà mi aspettavo un crollo ben maggiore degli investimenti perché sono convinto nelle cifre che sono circolate negli anni scorsi per almeno il 50% fossero soldi del monopoli di Stato e non veri soldi di investitori privati (sempre che si possano considerare tali i soldi investiti direttamente o indirettamente dalle Banche e dalle Relative Fondazioni).

Trova questo crollo del 13% allarmante?

Il 13 è il mio numero fortunato, e credo che questo crollo sarà una fortuna anche per tutto il sistema sano delle startup. Comunque speriamo che il dato peggiori ancora nel secondo semestre in modo che spariscano dal mercato tutti gli improvvisati innovatori e soprattutto gli aspiranti speculatori. Già sono scomparse dalla scena alcune operazione farlocche come CHEFUTURO ed i DIGITAL CHAMPIONS che alimentavano una retorica del fare impresa in Italia tutto slegata dalla realtà; ma ancora devono chiudere almeno il 99,99% degli incubatori e acceleratori nostrani e quelli rimanenti manifestarsi per ciò che sono realmente: degli eventifici che fanno business con le sponsorizzazioni, la formazione e la open innovation.

Dr Elestici è facile criticare ma lei ha delle proposte da fare? Ha delle soluzioni per far in modo che anche in Italia si possano fare startup di successo?

Ops, mi coglie impreparato. Io non sono un cultore del fare ma del dire comunque, tanto per dire, farei queste cose:

  1. Togliere l’albo delle startup innovative dalla gestione delle Camere di Commercio o comunque da regole formali che non hanno nessun nesso con i contenuti innovativi e lo farei gestire solo alle startup stesse con un meccanismo di cooptazione basato sulla valutazione del contenuti innovativi ad opera degli altri startupper già certificati. In pratica se una startup vuole certificarsi deve trovare uno sponsor tra le startup già certificate e ottenere il parere positivo di almeno un x% di quelle presenti etc etc
  2. Impedire alle SGR di investire in startup. Sono strutture societarie che costano troppo agli investitori (il 25% dei capitali raccolti), riducono gli startupper a dei capponi senza coglioni e sono tra le principali cause di fallimento delle startup stesse proprio per le regole di governance imposte, dei costi che generano e dall’incapacità dei manager che le gestiscono di assumersi i rischi insiti nel fare innovazione.
  3. Rendere possibile investire in startup solo attraverso l’Equity Crowd Funding ma solo dopo aver tolto qualsiasi ruolo alle banche nel processo. Nemmeno il conto vincolato gli farei gestire a quei rincoglioniti di DODO- BANCARI che ci ritroviamo nelle banche Italiane. Meglio usare un libretto di risparmio postale dove almeno nessuno si atteggia a fare il manager.
  4. Rendere deducibili al 100% gli investimenti in startup effettuati tramite ECF.
  5. Rendere possibile, anche alle vecchiette rimbambite a cui le Banche rifilano le loro obbligazioni tossiche, di investire fino a 5K euro l’anno senza dover compilare alcun modulo MIFID o come cazzo si chiama quella roba con cui le Banche si parano il culo quando imbrogliano i propri clienti.
  6. Togliere qualsiasi agevolazione fiscale o di altro tipo agli incubatori/acceleratori che sono notoriamente un modello fallimentare di supporto alle startup ed un ottimo modo di riciclare formatori e consulenti ormai senza più lavoro ne fondi europei da derubare. 
  7. Vieterei qualsiasi forma di show o competizioni tra startupper che non prevedano un rimborso spese di almeno 5k per ogni startupper invitato a parteciparvi.
  8. Impedirei, pena la galera, di autodefinirsi Mentor a chi non possa dimostrare di essere stato socio fondatore e operativo di almeno 5 startup di cui 4 fallite ed una venduta o quotata con successo (incassando almeno 1M di euro dalle proprie quote).
  9. Creerei un albo degli investitori a cui si devono iscrivere tutti i soggetti che vogliano investire più di 50k l’anno in startup e dove gli startupper o chi abbia avuto a che fare con questi soggetti possano esprimere una loro valutazione. Chi non dimostrasse di aver investito effettivamente almeno 50K l’anno in startup viene segnalato come millantatore e posto al pubblico ludibrio..
  10. Permetterei alle aziende che danno commesse a startup innovative vere (non quelle attuali) di dedurre come investimenti/R&D il doppio degli importi pagati alle stesse a condizione che tali importi siano pagati il 30% alla firma del contratto ed il resto ad inizio mese per tutto il lavoro previsto in quel mese. In questo modo le startup potrebbero finanziare il proprio sviluppo con le commesse invece che mendicando soldi tra gli investitori o andando in Banca a leccare il culo al DODO i turno.
  11. Riguardo i prestiti garantiti dal MCC impedirei alle Banche di gestire le pratiche pre valutazione del MCC. Creerei un gruppo di valutazione all’interno del MCC specializzato in startup (vere) che valuti le richieste di finanziamento prima che siano viste dalle Banche e se positivo offra a chi supera l’esame la possibilità di mettere in competizione le banche. In questo modo si eviterebbe che i DODO-bancari di turno facciano perdere mesi agli startupper senza nemmeno mai riuscire a presentare la propria richiesta al MCC e si eviterebbe anche agli startupper di dover pagare dei consulenti che parlino il DODESE nel disperato tentativo di fargli capire che l’innovazione non è prevedibile nelle sue dinamiche e, soprattutto, non è priva di rischi.
  12. Riguardo ai soldi che lo Stato ha dato da investire a soggetti come PRINCIPIA, VERTIS, ATLANTE o INVITALIA sono dell’idea che andrebbero immediatamente ritirati e dati agli immigrati che sbarcano sulle nostre coste perché li usino per aprire della attività commerciali o artigiane in Italia. Sono sicuro che renderebbero di più sia in termini di ROI che occupazionali. In generale impedirei che i NOSTRI SOLDI DI CONTRIBUENTI siano dati da investire a boiardi di qualsiasi colore o CV. Se lo Stato proprio vuole investire in startup allora lo faccia tramite il meccanismo dell’ECF raddoppiando gli importi raccolti da startup (VERE) che riescano a convincere almeno x investitori qualificati (vedi albo) e Y vecchiette rimbambite. Ma soprattutto con un meccanismo del tutto automatico che escluda l’intervento dell’amico del politico di turno sia esso Brunetta o Calenda.
  13. Il tredici porta fortuna e come proposta finale imporrei a quelle sanguisughe delle Camere di Commercio di creare a loro spesa delle società dotate di tutte le licenze necessarie per fare business in Italia e di metterle a disposizione degli startupper che vogliano testare sul mercato prodotti o servizi innovativi senza rischiare di finire in galera o essere bloccato dal funzionario o magistrato di turno. E’ inutile prederci per il culo con la favola che si possa costituire una srl con 1 euro quanto poi per renderla operativa rispettando tutte le normative ti ci vogliono consulenti di ogni tipo e licenze delle più strane che costano un occhio della testa. Se tali società fossero già pronte e fossero gestite proprio da chi ti rompe i coglioni allora per lo statupper non ci sarebbero rischi ne perdite di tempo. Gli basterebbe proporre il proprio prodotto e trovare i clienti che lo acquisti ed al resto ci penserebbero gli espertoni delle Camere di Commercio. Con una sola operazione si otterrebbe un doppio risultato: Togliere problemi agli startupper e costringere le Camere di Commercio a supportare gli aspiranti imprenditori invece che a complicargli la vita.

Scusi Dr Elestici ma le sue mi paiono proposte del tutto irragionevoli come pretende che siano prese in considerazione dai decision maker?

Ha ragione, infatti, sto scrivendo un libro e organizzando un evento, sponsorizzato da MPS, a cui invitare a parlare politici, bancari ed investitori nostrani offrendo loro anche una bella competizioni tra startupper femmine che ultimamente pare siano diventate pure intelligenti e capaci. Infine mi sono messo in contatto con Nostro Signore perché mi mandi Steve Jobs come testimonial. Ci sarà un ottimo buffet e poi una festa in discoteca. Il tutto sarà ospitato da TAG o Copernico ma sto valutando anche Enlabs che ultimamente è diventato molto cool anch’esso.

A quando la pubblicazione del libro?

Il mio editore, s-mondadori, prevede che il libro sarà su Amazon in settembre (le loro librerie non sono sicuri che ci saranno ancora tra qualche mese) quindi penso che l’evento sarà fatto poco prima di Natale ovvero in tempo per lanciare il mio libro come un friesbie natalizio.

E nel frattempo cosa sta facendo per gli startupper nostrani?

Chi volesse può partecipare ai miei seminari e corsi o ingaggiarmi come Mentor. Sto anche pensando di aprire un mio incubatore certificato e, se trovo l’aggancio giusto, farmelo finanziare da qualche Banca o fondo regionale. Lo chiamerò INCUL-UP perché a me piace parlare chiaro senza troppi giri di parole.

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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