Mi sono cancellato da Facebook

Cancellare il proprio account Facebook per molti è un atto di autolesionismo sociale e professionale. Lo è soprattutto per tutti quelli che vivono di like e condivisioni, ovvero dei vari guru del personal branding più o meno improvvisati che imperversano i social nostrani e non solo. C’è gente che campa sul numero di followers facendo pubblicità occulta, comparsate ad eventi, scrivendo libri e, soprattutto, facendo formazione su tutto quello su cui riescono a intortare gente. Io potrei essere uno di questi cialtroni che vivono di like; ma, la sola idea che qualcuno mi possa pagare per scrivere su qualcosa che non mi interessa o per dire qualcosa che non avrei detto spontaneamente mi disgusta quindi, per uno come me, non dovrebbe essere difficile cancellare il proprio account Facebook ma, invece, non lo è affatto.

Io mi ricordo di come era la vita sociale prima che comparisse Facebook. Dovevi essere un frequentatore di bar oppure di discoteche ed avere una rubrica nutrita di amici da chiamare per fare qualcosa insieme. Se volevi farti notare, far sapere cosa stessi facendo, o raccontare le tue vacanze ti toccava andare di persona a mostrare le tue diapositive o foto. Ti toccava convincere i tuoi conoscenti a guardarle e sentire i tuoi racconti del tutto banali. Per quanto fossi bravo e pieno di amici, il giro delle diapositive si esauriva in qualche settimana post vacanze estive e poi ti toccava trovare qualcosa di interessante da fare insieme. Con i miei amici andavamo a mostre, organizzavamo gite in moto, cene, tantissime cene insieme. Almeno una la settimana, e poi cinema, tantissimo cinema e infine viaggi, lunghi e faticosi viaggi. Se volevi polemizzare con qualcuno dovevi farlo di persona oppure dovevi scrivere una lettera ad un giornale. Le discussioni erano vere ed interpersonali. Anche nelle assemblee e nei bar si discuteva. Ci si doveva far ascoltare ma bisognava anche ascoltare e tutti sanno che ascoltare è molto più faticoso che parlare o scrivere.

Insomma la vita prima di Facebook era faticosa, impegnativa e senza gloria, pochi sapevano delle tue imprese e ancora di meno potevano guardati gli addominali o i glutei. Certo i guardoni sono sempre esistiti ed anche i pettegoli ma il tutto si svolgeva in via orale o per mezzo di riviste specializzate che facevano finta di fotografare i vip di nascosto. I vip erano sempre e solo i soliti personaggi televisivi, calciatori, cantanti e politici.  Allora non era possibile farsi un video e poi proiettarlo in un cinema. Prima dovevi studiare e diventare un regista oppure un attore.

Prima di Facebook la vita per gente senza talento; ma grande ego, era veramente dura. Quindi chiudere l’account Facebook significa rinunciare alla vita facile, rinunciare ad avere migliaia di amici invece che i soli cinque o sei che ti sono rimasti dal tempo del liceo. Significa scomparire dai ricordi e dalla vita di persone che non avresti voglia di rivedere ma che ti fa piacere sapere che ti seguono. Rinunciare a Facebook significa rinunciare a partecipare ai gruppi di discussine e significa essere costretto a guardarti negli occhi mentre ceni o intorno mentre cammini invece che socializzare tramite lo smartphone. Chiudere l’account Facebook significa tornare un essere sociale invece che social. Significa dover ricominciare a prendermi cura degli amici di persona invece che condividendo post o foto. Una fatica. Una fatica inutile che non mi porterà like ne condivisioni ma solo incontri e conversazioni.

E’ un anno che mi preparo a rinunciare a Facebook e rinunciando ad esso a rinunciare alla maggior parte dei lettori e visitatori del mio s-blog. Io mi atteggio ad essere uno che non ci bada, che non fa nulla per incrementare i propri lettori ma non è vero. Io scrivo per necessità, non posso non scrivere, sto male se non scrivo qualche stronzata almeno una volta alla settimana; ma, scrivo e mi piace scrivere perché so che c’è qualcuno che leggerà le mie stronzate. Sapere che saranno meno che in passato ferisce il mio ego ma mi alleggerisce a coscienza. Diminuirà il numero di persone che baserà le proprie decisioni sulle mie opinioni. Diminuirà l’impatto delle mie rivelazioni. Quindi la mia forza di s-fluencer. Rinunciando a Facebook farò un favore a tanti guru dell’aria fritta che negli ultimi anni mi sono divertito a prendere per i fondelli o a svelarne l’inconsistenza.

Insomma rinunciare a Facebook richiede della volontà e una certa dose di autolesionismo, in altre parole per rinunciare a Facebook bisogna avere del coraggio. Bisogna essere degli eroi o almeno volerci provare ad essere degli eroi ovvero a fare qualcosa di straordinario (frasi copiate dal libro di Oscar di Montigny che però è uno che è su tutti i social e ci resta pure).

E ora come lo finisco sto s-post? Consolandomi con il fatto che nessuno dei mei tre figli adolescenti usa Facebook, quindi, illudendomi di aver fatto una scelta da giovane, da anticipatore, da futurologo. Si io che negli anni ’90 futurologavo che “internet sarebbe diventato un fenomeno di massa quando sarebbe stato ostentabile al bar” con questo mio s-post dichiaro che i social attuali spariranno dalla nostra vita e che torneremo tutti in piazza e nei bar. Succederà veramente? Nessuno lo può sapere e nemmeno mai nessuno si ricorderà di questa mia previsione che sicuramente non farà storia.

ED ECCO COSA COME CI SI CANCELLA DA FACEBOOK

DA NOTARE LE FOTO DELLE PERSONE CHE DOVREBBERO CONVINCERMI A RESTARE SU FACEBOOK TRA ESSI IL MIO MIGLIORE AMICO (quello che usa il busto di alessandro magno come immagine) CHE INCONTRO TUTTE LE SETTIMANE A MILANO E QUASI NON USA FACEBOOK E DI CUI CERTO NON SENTIRO’ LA MANCANZA

PROPRIO IMPICCIONI QUESTI DI FACEBOOK

NON CI VOGLIONO PROPRIO CREDERE CHE QUALCUNO POSSA FARE A MENO DI ESSERE SPIATI DA LORO

Comunque mi troverai ancora su Linkedin che è sicuramente l’unico social irrinunciabile per uno come me. Li sono tutti seriosi e in bella mostra. Non ci sono hater, né razzisti o politicanti. Li sono tutti professionisti seri e compiti. Su Linkedin non ci sono nemmeno fake news; o, meglio, sono tutte fake news, nel senso che tutti raccontano una marea di balle per mettersi in bella mostra. Nessuno, però, mette in mostra addominali o glutei e questo mi rende accettabile anche nella mia taglia 52 abbondante.

 

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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