La vita (d’impresa) o la fai, o la racconti..

Il mio ultimo s-post risale a più di due mesi or sono e l’ho scritto di corsa rubando il tempo a qualche impegno importante. All’inizio di questa mia avventura s-letteraria riuscivo a scrivere quasi tutti i giorni ma, bisogna dirlo, ero in un momento di profonda crisi e stavamo chiudendo Weekendagogo, rischiando di dover chiudere pure Garanteasy. Avevo un sacco di tempo libero ed ero pieno di rabbia e di dolore. In quei giorni mi stavo anche separando; insomma, scrivevo incessantemente perché lo scrivere mi dava la forza di non arrendermi alla rabbia fine a se stessa. Probabilmente, se non avessi cominciato a scrivere stronzate, e non avessi avuto a mio fianco Carmela avrei dovuto rimettermi a sgureggiare in giro come consulente.

Invece, le cose sono andate diversamente ed ora non ho più il tempo di scrivere nulla se non quattro commenti banali su Linkedin mentre sono in metropolitana. E come potrei trovare il tempo di farlo con 106 trattative aperte, una raccolta capitali in corso (siamo perennemente in raccolta), 43 soci da gestire (che non rompono per nulla ma bisogna pur informare ogni tanto), più di dieci partnership da attivare o sviluppare, bilanci da certificare, società da certificare e collaboratori da ingaggiare e formare. Insomma come potrei farlo essendo impegnato in una “normale” vita d’impresa in pieno sviluppo?

Eppure mi piacerebbe trovare il tempo di raccontare la nostra vita d’impresa. Le intuizioni di Carmela, la sua intelligenza, la sua perseveranza, la sua profondissima onestà e trasparenza, la sua cura (terrona) delle relazioni, la sua determinazione, la sua fiducia in se stessa ed in noi tutti.

Mi piacerebbe raccontare di come stiamo rompendo gli schemi tradizionali del fund raising, di come è cambiato il modo in cui ci rispondono le aziende ora che non siamo più una startup, di quanto sia dura MA POSSIBILE in Italia far valere il merito, emergere senza piegarsi alle logiche dello startupshowbusiness, senza presenziare tutti gli eventi per startup, senza partecipare ai programmi di open innovation, senza farsi intervistare dai soliti giornalisti di marketta che ti notano solo se gli conviene notarti, se ne hanno un tornaconto.

Mi piacerebbe raccontare di quanti manager inconcludenti si atteggiano a innovatori o esperti di innovazione che poi, arrivati al dunque, ti chiedono: “non è che siete una startup? Possiamo fidarci che non sparirete tra 3 mesi?”. Mi piacerebbe anche raccontare di certi manager a cui hai regalato Kow how per anni e che “si dimenticano” di un incontro fissato da settimane in cui gli avresti regalato insite preziosissimi. Vorrei raccontare di quanti consulenti e advisor, o presunti tali, cerchino di farti sprecare soldi per loro unico tornaconto.

Mi piacerebbe finire di raccontare la storia del FAST FAIL di Weekendagogo che ancora non si è conclusa e di quanto costi liquidare una startup in Italia (decine di migliaia di euro) e del fatto che gente (Presunti VC) come quelli di Principia sgr dopo averti costretto a chiudere se ne fregano di te e non contribuiscono nemmeno alle spese di liquidazione.

Mi piacerebbe poter raccontare perché abbiamo chiuso l’etraveldistrict  prima ancora di diventare operativo mentre eravamo in trattativa con un VC nostrano. Ma, soprattutto, mi piacerebbe raccontare come ci si sente quando vedi arrivare il successo tanto sudato. Di come ci si sente dopo aver navigato nella tempesta per anni e alla fine intravedi all’orizzonte la terra cercata. Dopo tante storie di ordinario fallimento, inganno, fuffa e fregature, vorrei raccontare delle inaspettate fortune, dei riconoscimenti veri, dei contratti firmati, del fatturato che si consolida, della tanto agognata, cercata e onirica TRACTION.

Eppure, non lo farò perché, parafrasando il grande Pirandello: “la vita (d’impresa) o la si vive o la si racconta” e questo la dice lunga del senso che può avere un’iniziativa come Bheros organizzata da guardoni (che ormai vivono di rendita), per guardoni (che non sanno, o hanno, niente da fare). La dice lunga anche su tutta sta enfasi sullo story telling e annessi e connessi di cui sono pieni i social. Di quanto effettivamente producano i vari presenzialisti del digital, e non mi riferisco certo al numero di parole scritte, parlate, registrate, condivise, pubblicate e vendute..

Mi spiace per i miei affezionati s-lettori, non lo farò e, quindi non lascerò nemmeno traccia delle mie massime alla Steve Jobs, non scriverò la mia auto s-biografia in tempo reale.

No! Non diventerò frasi da citare, esempio da seguire, caso da studiare. No.

Porterò a successo Garanteasy e basta. Lo farò con Carmela senza la quale avrei fatto qualche inutile disastro e lo farò con Luca, Lorena, Magda, Patrizia, Carlo (1 e 2), Stefania, Diego e tutti i nostri soci attuali e futuri. Lo faremo e basta senza troppe storie, senza colonna sonora, senza premiazioni, senza applausi, senza fama e senza invidia. Lo faremo come si deve fare: lavorando e lavorando e lavorando e lavorando e lavorando e lavorando con amore per il proprio lavoro e per la propria azienda; ma, soprattutto, per le persone che ci lavorano, per i soci che ci sostengono e per i clienti per cui lavoriamo.

da sinistra Luca, Patrizia, Carmela, Magda, Io ME, Diego e (dietro la fotocamera CarloB e a chiacchierare con i soci CarloV, infine a casa con i loro cuccioli Lorenza e Stefania. Insomma noi di Garanteasy, quelli che se il successo se lo meritano proprio.

 

 

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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