Mosaicoon… che dire?

Questa storia della chiusura di Mosaicoon sta diventando una persecuzione per me. Ricevo messaggi ovunque di gente che vuole sapere la mia opinione, addirittura in NEXI sono stato avvicinato da un giovane consulente Accenture che mi ha fatto la stessa domanda di tutti: “cosa ne pensi della faccenda Mosaicoon? Sui gruppi facebook non si parla d’altro”. Anche Rosa Cappiello si fa spesso porteur di richieste che vengono da quei gruppi. Carmela si è invece cancellata da tutti i gruppi stufa di essere considerata la mia “portavoce”. Insomma, pare che ci sia della gente che considera interessante ciò che penso o scrivo il che mi fa passare la voglia di scrivere; ma lo faccio perché c’è della gente, molto superficiale a dire il vero, che pensa che io ci stia godendo o che abbia da dare contro a Ugo Parodi, solo per fare il fenomeno o il personaggio. Tra questi Arcangelo Rociola che, però, ha l’alibi di essere un giornalista, quindi, superficiale per deformazione professionale.

Contrariamente a quanto si dice in giro io ho una grandissima ammirazione per Ugo e, proprio per questo, non l’ho chiamato al telefono (come invece tanti chiacchieroni hanno fatto o millantano di aver fatto) ne lo farò per farmi raccontare come sono andate le cose. Non mi interessa fare il guardone nei suoi presunti errori, non mi interessa sapere perché sia successo tutto questo. Non ha alcuna importanza per me. Ci sono già passato. E proprio per questo auguro ad Ugo quanto segue:

  1. che i suoi dipendenti trovino subito un altro lavoro e che non lo chiamino disperati perché disoccupati e pure derisi a causa dell’insuccesso di Mosaicoon (a me è capitato con lo sboom della new economy e le conseguenze di una scellerata acquisizione vedi DNM);
  2. che nessuno dei suoi ex dipendenti gli faccia cause temerarie consigliato da qualche avvocato in cerca di qualche pollo da spennare (mi è capitato anche questo con Weekendagogo);
  3. che i suoi soci investitori non spariscano nel nulla (come capitato a noi di Weekendagogo con Principia Sgr) e che, invece, lo sostengano moralmente, economicamente ed operativamente perché non sarà gratis, ne facile, o veloce chiudere Mosaicoon;
  4. che non rimanga invischiato nelle infinite procedure di messa in liquidazione che durano anni e anni (Weekendagogo dopo più di 3 anni è ancora in liquidazione pur essendo infinitamente più piccola di Mosaicoon ed essendo pure startup innovativa). Da notare che Carmela ne è liquidatrice perché la solita Principia Sgr non ha contribuito nemmeno alle spese per ingaggiare un professionista;
  5. che non gli tocchi vedere sciacalli volteggiare intorno alla sua Mosaicoon in cerca dell’affare; specialmente, come credo sia vero, se hanno una tecnologia proprietaria di un qualche valore;
  6. che gli sia passata la voglia di fare lo startupper coatch in effimeri contesti come, purtroppo, ho letto stesse facendo in Bheros ultimamente.
  7. Infine gli auguro di poter ricominciare a fare l’imprenditore perché chi lo è non può smettere di esserlo senza rimanere infelice e depresso.

Ed ora che ho augurato tutto il bene possibile ad Ugo ed ai suoi dipendenti mi prendo il lusso di fare qualche considerazione del tutto campata per aria sul perché Mosaicoon abbia chiuso. Per farlo citerò una frase che mi disse Andrea Digiovanni quando gli presentai Ugo allo IAB del 2012: “In gamba questo ragazzo, peccato che non si sia reso conto che vuole fare un’agenzia digital integrata (vedi immagine di copertina) come quelle che abbiamo fatto noi negli anni ’90”. Andrea Digiovanni era stata il DG di Grey Direct ed aveva fondato Grey Interactive prima di diventare country manager di Ebazar poi acquistata da Ebay. Cosa significava la sua frase?

Significava che Ugo stava cercando di fare un business che sembra basato sulla creatività/consulenza/produzione ma che, in realtà, si basa sui diritti d’agenzia per i budget pubblicitari gestiti. Senza i diritti d’agenzia nessuna agenzia avrebbe bilanci in utile.  Mi spiego meglio, le grosse agenzie di pubblicità quando prendono (soprattutto prendevano) un cliente, si aggiudicano un budget pubblicitario per la diffusione della campagna.  Più è grosso il budget gestito e più guadagnano dai diritti d’agenzia. I diritti, o commissioni negli anni ’90 erano del 15% (ufficilamente). Pertanto per l’agenzia realizzare lo spot/campagna è quasi sempre un’attività in perdita mentre gestire il budget copre i costi e genera gli utili.

Le agenzie digital che creammo negli anni ’90 (noi con Inferentia e lui con Grey Interactive) cercarono di replicare lo stesso modello con, al posto degli spot, i siti web ed i banner; al posto della televisione, le campagne digital. Per un certo periodo il giochino funzionò. Duro fintanto che riuscimmo ad intercettare i budget digital e farli passare dai centri media amici che ci passavano una commissione che poteva anche essere molto superiore al 15%. Una pacchia durata pochi anni e completamente svanita con l’affermarsi di Google e Facebook che non danno commissioni sostanziose a nessun tipo di parassita.

Per favore, fai finta che esista ancora un mercato fatto di commissioni e diritti d’agenzia e segui il mio ragionamento che penso sia quello che hanno fatto gli investitori in Mosaicoon. Ugo, infatti, aveva avuto l’intuizione di sostituire il business dell’intermediazione pubblicitaria, ormai finito, con quello della viralizzazione dei video basata sulla creazione di una piattaforma proprietaria. Intuizione sorprendente per uno che stava facendo una tesi e che non mi risulta avesse mai nemmeno visto un’agenzia tradizionale o digital in vita sua. Cosa avrebbe dovuto fare Ugo per rendere un successoplanetario la sua idea? Sostanzialmente 5 cose:

  1. farsi finanziare adeguatamente
  2. sviluppare la migliore piattaforma al mondo di video viralizzazione
  3. ridurre al minimo i costi fissi di personale creativo o simile  (le agenzie di pubblicità ingaggiano le persone come freelance e solo su progetto acquisito)
  4. cercare di acquisire budget di viralizzazione sostanziosi ovvero globali
  5. trovare partner che questi budget li avessero già in pancia e farsi comprare da uno di loro.

Sul primo punto (finanziamenti) sicuro non ha fatto male soprattutto considerato il contesto italiano

Sul secondo (piattaforma) presumo abbia fatto altrettanto bene ma non ho elementi per fare valutazioni nemmeno di fantasia.

Sul terzo (pochi costi fissi) direi proprio di no considerato che ci sono decine di dipendenti ora senza lavoro di cui la maggior parte a Palermo. Su questo punto inutile fare gli idealisti a Palermo ci potevano stare fissi al massimo i programmatori il resto delle competenze mai e poi mai. Pensarla diversamente è solo retorica. Milano è l’unico posto dove puoi fare questo tipo di business in Italia e anche li si deve fare a costi variabili non fissi.

Sul quarto (budget di viralizzazione) non ne ho idea ma, di sicuro, tali budget non li ha trovati stando a Palermo. In italia li poteva trovare solo ed unicamente stando fisso a Milano dove ricordo avevano aperto degli uffici commerciali.

Sul quinto (partner ed exit), non ne ho idea ma di sicuro questi soggetti non si tromano nemmeno a Milano. Se ne trovano a Londra o NewYork per stare vicini a casa. Credo che l’apertura delle sedi estere avesse questo scopo ma non so se sia stata efficace probabilmente sarebbe bastato andare a trovare Sorrell (l’ex boss di WPP – il più grosso network mondiale di comunicazione) a Londra in bella e disponibile compagnia (battuta di pessimo gusto) risparmiandosi costi fissi inutili. Detto per inciso, non avremmo quotato Inferentia senza un accordo e l’investimento di Sorrell (con annessi e connessi). E’ probabile che Ugo o qualche suo advisor ci sia andato fuori a cena con Sorrell o gente simile ma allora cosa non ha funzionato? Perché non hanno comprato Mosaicoon?

Make or Buy?

Mettiti nei panni di uno soggetti che abbia i budget per mettere a frutto la tecnologia di Mosaicoon e stia valutando se acquisirla o no; che ragionamento faresti? Ti compreresti solo la tecnologia o anche le decine di persone che producono e gestiscono contenuti pur sapendo di averne altrettante di simili in ogni parte del mondo? Te le prederesti in Italia? A Palermo? Tu che vivi o lavori tra Londra, New York, Berlino, Parigi e Tokyo? Non ti saresti chiesto come ci si arriva a Palermo da Tokyo? Chi ci incontri a Palermo se fai un giro in centro, qualche star del cinema? Dei potenziali clienti? Altri investitori? E se fossi uno come Fabio Cannavale (avvoltoio/squalo/investitore scegli tu) non penseresti di poter comprare il tutto ai saldi ovvero in liquidazione e senza più nessun dipendente da licenziare a tue spese (in Italia costa un botto farlo)? Cito Fabio perché l’ho sentito fare questo ragionamento un sacco di volte tra cui quella in cui ha comprato pure Lastiminute.com  (che era in una situazione simile a Mosaicoon) pagandola l’astronomica cifra di 1 euro (+ l’impegno ad acquistare un tot di voli da Sobre). Infine, ammesso che la tecnologia di Mosaicoon sia la migliore al mondo, quanto costerebbe rifarla e quanto tempo servirebbe per completarla? Così, a mio parere, ragionerebbero i potenziali compratori di Mosaicoon come Sorrell o Cannavale.

Ci aveva pensato a tutto questo Ugo? Poteva saperlo da neo laureato entusiasta e geniale ma del tutto inesperto di exit strategy? lo sapevano i suoi investitori di provincia che lo hanno finanziato inizialmente (mi riferisco a Vertis)? A quelli di sportello (mi riferisco ad Atlante)? Quelli che lo hanno finanziato in seguito (che non conosco)? Era gente con relazioni ed esperienza nell’e-media? Gente che sapesse costruire un exit gloriosa per Mosaicoon o pensavano che Ugo sarebbe stato capace anche di fare questo da solo?

Ed ora le domande più interessanti? Perché non ha investito in Mosaicoon Paolo Barberis che in Italia è uno dei pochi che di e-media ne capisce e ci ha pure fatto i soldi? Layla Pavone che viene propri da quel mondo, dai gloriosi centri media tradizionali e digital? Pure Gabriele Ronchini di Digital Magics ha diretto per un certo tempo Grey Interactive e poi 4W eppure nemmeno lui ha investito, perchè? E che dire di Alberto Fioravanti? E’ vero che si è sempre occupato della parte tecnologica di Inferentia ma non è che sia rimasto negli scantinati tutto il tempo. Gianluca Dettori è uno che ha cominciato la sua carriera nel digital proprio nella pianificazione pubblicitaria online (e ci scrisse pure un libro) ma non mi risulta ci abbia investito. Perchè? Mauro Del Rio è un altro che ne capisce considerato che Buongiorno.it altro non era che una sorta di concoglomerato media, perché non ha investito? Dimenticavo Paolo Ainio che ci è diventato ricchissimo con operazioni nel media (ve lo ricordate quella figata di Virgilio venduta per una montagna di soldi a Seat?). Pure  Marco Benatti valrebbe la pena chiedere perché non abbia investito in Mosaicoon sebbene si sappia che la guerra con il suddetto Sorrell lo abbia dissanguato. Chiunque di loro avrebbe potuto dare qualche buon consiglio a Ugo. Stiamo parlando di almeno 8 investitori italiani del settore emedia, 8 cazzo!!! sono un casino considerato il contesto italiano formato per la maggior parte da investitori senza alcuna storia imprenditoriale alle spalle mentre qui parliamo di esperti del settore;  Eppure nessuno di loro mi pare abbia investito in Mosaicoon. Perché? Perché gli esperti non lo hanno fatto? Colpa di Ugo?

A me viene il dubbio che la più grande sfiga di Ugo sia stata quella di aver trovato investitori generalisti senza alcuna competenza specifica nel suo business. Che sia stato lasciato solo a fare errori o peggio, indotto a fare errori da gente che non ha mai fatto impresa e tanto meno impresa nel mondo dei media digitali. Gli hanno dato tanti soldi è vero. Ma, tanti soldi, spesso, fanno solo fare errori più velocemente e con maggiore impatto. Purtroppo in Italia quasi tutti i VC sono dei generalisti, bancari, finanzieri, professori ed ex consulenti. Insomma gente che ne capisce più di modelli finanziari che di come si faccia impresa innovativa. Quelli che hanno investito in Mosaicoon erano di questo tipo o sbaglio? Temo che Ugo avrebbe avuto più successo e la tanto agognata EXIT se avesse avuto al suo fianco gli investitori giusti. A mio s-parere la chiusura di Mosaicoon  può e deve essere d’insegnamento agli startupper solo ed unicamente per quanto attiene la scelta degli investitori oltre che per il coraggio e intraprendenza di Ugo.

Gli investitori non sono tutti uguali infatti, ed alcuni valgono qualcosa non solo per i soldi che ci mettono ma dipende dal business che fai.  Non sono loro a dover scegliere la tua startup o te. Sei tu che devi valutare se siano o non siano in grado di aiutarti ad avere successo. Ricordatelo bene. Sei tu che devi sceglierti gli investitori non loro a scegliere te e sarebbe ora che i cialtroni dello StartupShowBusiness la smettessero di fare le startup competition e cominciassero a fare le InvestorCompetition, di sicuro ci sarebbero meno chiusure e più successi ed exit anche in italia. Anche partendo da Palermo.

Può bastare come mia opinione su Mosaicoon? Serve a qualcosa? Può far star meglio Ugo e tutti i suoi dipendenti? Spero di si ma non credo proprio. Spero anche che serva a dare una svegliata agli startupper che fanno la bava dietro certi investitori senza pensare ai rischi che corrono affidandosi a loro o ai primi che gli danno i soldi.

DIFFIDA, SELEZIONA

DIFFIDA DEGLI INVESTITORI GENERALISTI

SELEZIONA QUELLI  A VALORE AGGIUNTO

OVVERO CHE HANNO FATTO BUSINESS O INVESTIMENTI NEL TUO MERCATO

 

PS precisazione suggerita da un commento di Gianmarco Carnovale: Il senso del mio s-post non è che che sia “tutta colpa degli investitori” ma che, forse, Ugo non ha avuto al suo fianco gli investitori più adatti al suo business.  In un certo senso si potrebbe, anche, dire che Ugo ha sbagliato a sceglierli. Non andrei oltre nel dare colpe ad Ugo o agli investitori nostrani che hanno tutto il diritto di essere degli incompetenti seriali visto che il sistema glielo permette di essere, anzi li incentiva pure. Ho infatti il dubbio che Mosaicoon sia stato usato da parecchi di questi soggetti come specchietto per le allodole per raccogliere altri fondi pubblici o para-pubblici da gestire (vedi soldi di Fondo Italiano). Soggetti che se ne fregano assai del successo o meno di Mosaicoon o altre startup visto che loro campano sulle management fees e non sul fatturato generato e ancor mano sulle exit. In questa ottica sistemica si può forse anche spiegare il fatto che parte dei capitali raccolti siano stati investiti (per forza in accordo con gli investitori) per la sede di Palermo che sicuro non serviva a fidelizzare i dipendenti ma, piuttosto, ad avere il consenso dei politici di turno. Politici che, in Italia, devi farti amici per fare il VC usando i soldi pubblici, specialmente se destinati al SUD…  Temo quindi, che la grande abbuffata di premi e visite di politici sia stata anche la sfiga più grossa di Mosaicoon. Fare impresa innovativa, soprattutto in Italia, non è una competizione a premi ma una lotta per la sopravvivenza e gran parte di quelli che sembrano tuoi alleati pensano solo a usarti o fotterti a partire dai tuoi stessi investitori specialmente se non ci hanno messo soldi loro ma soldi di Pantalone.

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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