ICE/MISE: Global Startup Program de oureselfesse

Ebbene si mi tocca confessare che mi sono fatto fregare dall’ICE e pure dal MISE. Io proprio io, quello che che si rifiuta di partecipare a tutti i programmi di Open innovation che prevedono giornate di formazione per gli startup, Io che predico da anni che gli startupper hanno bisogno di opportunità di business non di mentor, tutor e acceleratori mi sono fatto mettere in un’aula come uno scolaretto per ben 4 giorni di fila in un momento iper impegnativo per Garanteasy. Il tutto perché sono un pirla che cerca di fare esperienza delle proprie esperienze.

Quando ho letto di questo programma per supportare l’internazionalizzazione delle startup promosso dall’ICE-MISE mi sono ricordato di quando nel 1999 andai in missione in USA e Canada con l’allora Ministro del Commercio Estero Piero Fassino. Durante tale visita ebbi l’opportunità di visitare i primi incubatori dell’epoca ed anche incontrare gli avvocati italo americani che seguivano Soros nelle sue acquisizioni in Italia. Furono loro a spiegarmi perché Inferentia potesse essere quotata.

Da ingenuotto che sono ho pensato fosse una missione simile se non ancora migliore visto che sono passati due decenni da allora. Fatta la domanda senza nemmeno leggere il programma della missione (tanto figurati se ci selezionano) ci siamo del tutto scordati di loro fino 30 aprile quando ci chiamano per dirci che siamo tra le startup selezionate con il massimo del punteggio e che dobbiamo mandare l’adesione entro un paio di giorni. Presi di sorpresa e ancora rincoglioniti dagli effetti del ponte pasquale mandiamo l’adesione ma ci rendiamo conto che prevede ben sei giorni d’aula obbligatori. Comincio ad insospettirmi che ci sia qualcosa di strano e chiediamo con insistenza il programma dei corsi e, soprattutto, i nomi dei docenti. I’11 maggio ce lo mandano e con mia grande sorpresa ben 4 giornate sono tenute da Ivan Ortenzi il cui nome è una garanzia di serietà e apertura mentale quindi ci siamo rincuorati e preparati a fare balotta con lui in aula. Lo chiamo al telefono per avere maggiori dettagli sul programma e colgo nelle sue parole un certo imbarazzo che rasenta il “non è colpa mia, non prendertela con me” infatti scopro che in aula a Milano ci saranno oltre 60 startup di vari settori e con diversi gradi di evoluzione.

Il 14 maggio, giornata in cui la presenza è obbligatoria, attendiamo alcune ore l’arrivo del presidente dell’ICE prima di iniziare i corsi e scopriamo anche che i corsi dovranno tenersi in inglese nonostante tutti i partecipanti parlino perfettamente l’italiano. Scopriamo inoltre che il programma è una specie di reality in cui le startup saranno spedite all’estero a farsi incubare e dovranno tenere un diario giornaliero di ciò che faranno con, immagino, selfie e post sui social come va tanto di moda ultimamente anche tra chi ci governa… “Vi raccomando”, ci dicono, “raccontateci cosa state facendo ed imparando, ma poi tornate in Italia…” e già perché anche a loro deve essere venuto il dubbio che, magari, a qualche startup la voglia di restare li possa anche venire specialmente quando scopriranno che nessun investitore estero gli darà mai i soldi sperati senza doversi trasferire sul posto perché il rischio paese è troppo alto etc etc (ma li leggono i giornali esteri quelli dell’ICE almeno?).

Finiti i convenevoli con tanto di saluti e auguri Ivan comincia a far lezione. Nel disperato tentativo di dare un senso ed un valore ad un aula così eterogenea cerca di segmentare i presenti tra startup BtB e BtC e poi, su mio suggerimento, tra startup interessatate a fare business development all’estero e quelle interessate a  fare product development all’estero ed il risultato è sorprendentemente ovvio: la maggior parte dei presenti vuole andare all’estero con l’ICE in missione commerciale (BD) non per farsi incubare (PD). Ma guarda che strano!!! Delle startup che si aspettano che l’ISTITUTO PER IL COMMERCIO ESTERO li aiuti a fare commercio all’estero!!! Ed invece l’ICE si comporta come fosse parte del Ministero dell’Istruzione. Sarà l’aria di cambiamento che soffia nei ministeri italiani? Alla fine della giornata in cui abbiamo parlato di tutto tranne che di missioni commerciali all’estero mando una prima mail agli organizzatori avvisandoli che noi non siamo interessati a farci incubare ma solo a partecipare a missioni commerciali anche con i costi a nostro carico.

Il giorno successivo, il 15 maggio, è previsto il saluto alle startup da parte del sottosegretario, Geraci, al MISE. Ho fatto di tutto per non esserci e alla fine ci sono riuscito; infatti, mi dicono che il saluto è andato a buon fine e pare abbia detto cose importantissime per noi come il fatto di essere stato il primo italiano a fare un programma erasmus e ad inviare una email. Pare che abbia anche detto, naturalmente in inglese, che questo programma ha lo scopo di aiutare le startup a diventare unicorn. Non capisco perché, un siciliano come lui, ci voglia mandare all’estero per metterci il corno quando a Palermo se ne trovano di ogni tipo e forma a buon mercato. Boh che ti puoi aspettare da un palermitano leghista, che parla in inglese a degli italiani in Italia? Forse che spedisca arance in Cina con dei voli di Stato? O delle startup Italiane all’estero in modo che ci restino? Boh… Il pomeriggio facciamo esercitazione ma nel nostro gruppo cominciamo a parlare delle nostre startup e ci scordiamo di completare l’esercizio dato da Ivan. Siamo così infoiati che restiamo anche dopo la fine della lezione e Ivan si aggiunge a noi per continuare la discussione e dare il meglio di se con consigli e stimolo, cosa che gli è stato impossibile fare quando c’erano in sala tutte le startup. Anche alla fine di questa giornata mando una seconda mail agli organizzatori ribadendo il nostro punto di vista e sollecitando una risposta.

Il terzo giorno, 16 Maggio, cominciano le lezioni su brevetti, diritti d’autore, tutela etc etc. L’insegnante è un ingegnere preparatissima e molto pragmatica ma anche lei è costretta ad essere enciclopedica e quindi interessante solo per alcuni a seconda dell’argomento trattato rigorosamente in Inglese. Essendo obbligatoria la presenza in aula con tanto di registro delle presenze, orari di presenza e firma sia all’entrata che all’uscita, la maggior parte degli startupper durante le lezioni lavorano al computer in attesa che l’insegnante tratti un argomento di loro interesse. Anche io faccio lo stesso e la giornata fila via con qualche decina di mail arretrate smaltite. Nel tardo pomeriggio andiamo, Carmela ed io, ad un evento per Startup organizzato dalla Camera di Commercio Italo- Germanica (gestita dai tedeschi…) ed incontriamo un loro funzionario che ci spiega in cosa consistano le loro missioni commerciali e finalmente troviamo ciò che ci serve: un servizio personalizzato, con incontri mirati finalizzati solo ed esclusivamente a stabile partnership tra soggetti tedeschi ed italiani.  Prima fanno un assestment, poi verificano che ci sia interesse, quindi organizzano gli incontri e infine organizzano la missione. Il tutto ad un prezzo ragionevole e con una durata di 3 mesi. A fine della giornata mando la terza mail agli organizzatori del Global Startup Program segnalando quest’altro programma come esempio di nostro interesse nella speranza che ci propongano qualcosa di simile. Per ora nessuna reazione.

Il quarto giorno, 18 maggio, scopriamo che al palazzo delle stelline è in corso una sorta di mini fiera di fornitori di prodotti di elettronica e passiamo la giornata a proporre il nostro servizio agli espositori bigiando le lezioni come degli scolaretti che fanno finta di andare in bagno per mettersi a fumare di nascosto solo che noi ci siamo messi a fare business di nascosto dall’ICE e ti prego di notare l’assurdità. Questa volta non ho mandato più alcuna mail all’ICE; ma, mi sono deciso a scrivere questo s-post dopo mesi di inattività dovuti a totale mancanza di tempo. Tempo che mi mancherebbe anche oggi ma che mi sono costretto a trovare per dare un senso a questi 4 giorni quasi del tutto sprecati se non per gli incontri con gli espositori e gli startupper nostri compagni di sventura.

Ora cercando di concludere, capisco che quelli del MISE, vogliano fare qualcosa per le startup e che lo vogliano fare di fretta e furia prima delle elezioni europee per darsi un contegno da internazionali ma l’ICE possibile che non sia stata capace d’inventarsi qualcosa di più utile e sensato, nonché di più pertinente al proprio ruolo di chiudere qualche decina di startup in delle aule per intere giornate e poi spedirle all’estero a farsi incubare? Che ci azzeccano i programmi d’incubazione con il commercio estero? Potrei capire si trattasse di programmi di open innovation all’estero o partecipazioni a fiere nei settori affini ai business delle startup; ma da quando i programmi d’incubazione servono alle startup per fare business? Da quando gli unicorni si creano negli incubatori? A me risulta esattamente il contrario, ovvero, che gran parte delle startup supportate dagli incubatori siano spesso rallentate dai troppi corsi e corsetti nonché da troppi consigli e pareri. Allora perché si sono inventati sta stronzata di mandarci a prendere lezione all’estero per 3 mesi con il rischio di rallentarci se non peggio? Ma si rendono conto che per una startup tre mesi sono un’eternità? Che rinunciare ad una key person per tre mesi può creare un danno invece che un risultato positivo? Se proprio volevano mandare all’estero qualche startup non sarebbe stato meglio pagare la trasferta di tutto il team ed anche della società? Avrebbero almeno potuto vantarsi di aver aiutato qualche startup fondata da italiani ad avere successo invece di doverlo solo leggere sui giornali. Storie che succedono proprio per colpa di questo pressapochismo del tutto italiano anche se raccontato in inglese!!!

Fine della prima puntata. Il 21 maggio prossimo non andremo in aula perché assenti giustificati (con tanto di certificato), il 22 andremo a salutare gli altri scolaretti ed a conoscere dove non andremo in missione commerciale; Ultimo appuntamento il 28 Maggio quando dovremmo partecipare ad un webinar su… su… su… Blockchain!!!! e come poteva mancare?!!!

Il tutto pagato con soldi pubblici “denoartri”… o, se il sottosegretario preferisce: “deoureselfesse”.

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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