Officina MPS: TANTA comunicazione, POCA innovazione (sigh!)

Mi spiace proprio dover scrivere questo s-post perché sono veramente rammaricato di quanto sia successo, o meglio dire, sono rammaricato di quanto non è successo dopo essere arrivati tra i quattro finalisti di Officina MPS edizione 2019 ed esserci illusi che ci fosse realmente la capacità oltre che alla volontà di fare business in modo innovativo con le startup.

Danilo Mazzara Strategy Advisor | Open Innovation Lead at Accenture Strategy

Mi spiace, in particolare, per Danilo Mazzara che aveva tanto insistito perché ci iscrivessimo alla call. Ci aveva prospettato un percorso rapido di selezione (fu così), la possibilità di validare l’idea con tutte le funzioni aziendali (fu proprio così), che non avremmo dovuto seguire corsi e corsetti (vero), che non sarebbe stata solo comunicazione ma che, se fossimo arrivati in finale, avremmo avuto la possibilità di fare business con la Banca (sembrava proprio così, e ci è stato promesso ed assicurato più volte). Povero Danilo, sicuro non se l’aspettava nemmeno lui che sarebbe finita in un’interminabile e inconcludente attesa.

E mi spiace anche molto per il team che ci ha seguito nelle fasi di selezione e validazione. Sto parlando di Alessandro Baguini, Andrea Bonora e Antonio Cipullo, gente serie che ha preso sul serio il compito che gli era stata dato. Con loro abbiamo condiviso la gioia di essere arrivati in finale e la prospettiva di poter mettere in pratica ciò che tutti i manager che ci avevano intervistato consideravano fattibilissimo e pure interessante.

Ciò che ha funzionato egregiamente di Officina MPS è stata la comunicazione sia verso la stampa che verso i dipendenti. Una lunghissima serie di interviste e poi partecipazioni a convention aziendali. Conosco chi le ha gestite ed un professionista molto capace con cui ebbi il piacere di lavorare per la quotazione d’Inferentia. Sto parlando di Diego Lifonti, preparato, bravo e serio. Il suo lavoro lo ha fatto egregiamente.

So per certo che anche per Hugo, i vincitori dell’edizione 2019, le cose sono andate bene ed il loro servizio è stato inserito nelle nuove polizze in lancio sul mercato immediatamente. Talmente rapidamente (solo tre mesi) da far nascere il sospetto che li avessero premiati proprio perché consapevoli di poterli subito inserire in tali prodotti. Prodotti assicurativi che vengono aggiornati raramente, circa una volta ogni due anni. Di sicuro non è credibile l’ipotesi che abbiano modificato tali prodotti solo perché Hugo aveva vinto. Ci sta, nessuno scandalo. Hanno cercato e premiato una startup che potesse dare subito del valore aggiunto ad un loro prodotto assicurativo di punta. A scanso di equivoci stimo moltissimo Francesca Vidali di Hugo e le auguro ogni successo e bene.

Con Garanteasy, superata la sbornia comunicativa fatta d’interviste e comparsate varie, le cose non sono andate altrettanto velocemente. Ad ogni riunione si aggiungevano interlocutori nuovi e non si capiva mai chi avesse in mano il pallino del progetto. Ho fatto il conto che abbiamo incontrato almeno 20 diversi manager in non meno di 10 conference, riunioni e call. Ogni volta sembrava che fosse tutto deciso e invece passavano i mesi e non veniva deciso nulla o almeno nulla ci veniva comunicato come deciso. Più volte abbiamo chiesto, quasi supplicato, che fosse designato un PM, un referente unico che seguisse il progetto con i vari decisori fino a renderlo operativo. Invece, di mese in mese le persone coinvolte cambiavano ruolo e altri li sostituivano o sembrava che lo facessero ma di decisioni mai nemmeno l’ombra.

Dopo quasi un anno dalla finale, in pieno lock down, abbiamo proposto di regalare il nostro servizio a tutti i dipendenti della Banca. Eravamo giunti all’assurdo che, invece, di fare business con MPS stavamo facendo un regalo ai loro dipendenti. Nello stesso periodo abbiamo donato gran parte del nostro fatturato agli ospedali di Brescia ed eravamo mossi da spirito solidale anche nei confronti dei dipendenti di MPS.  MPS stava per partire con la comunicazione interna quanto la nostra CEO mi ha ripetuto per l’ennesima volta la fatidica domanda: “perché vuoi regale il nostro servizio a i dipendenti di MPS?” ed io non gli ho saputo rispondere perché non c’era una risposta valida ed anche perché erano mesi che lei mi diceva che con MPS non avremmo concluso nulla, che ci avevano usato solo per fare le comparse alle loro convention (all’ultima si era rifiutata di andare e ci ero dovuto andare io) ed era vero.

Aveva ragione lei ed io non sapevo cosa risponderle ed in quel preciso momento mi sono reso conto che ci avevo impiegato un anno per rendermi conto che Officina MPS non era un’iniziativa di open innovation sul business ma un’operazione prevalentemente di comunicazione interna ed esterna. Che non era finalizzata a creare nuove opportunità di business o ad innovare i propri servizi bancari; ma, semplicemente, a fare comunicazione, a rifarsi il look e, soprattutto, a motivare i dipendenti costretti a lavorare in condizioni non proprio favorevoli visti i disastri combinati dai precedenti top manager.

Puoi ben dirmi che sono stato un fesso, che uno della mia esperienza e arguzia ci sarebbe dovuto arrivare subito. Si, hai ragione, ma io credo a quello che mi dicono persone come Danilo Mazzara e sono un ottimista; infatti, mi sono fatto trascinare dall’entusiasmo del team che ci aveva seguito nelle selezioni fino alla finale. Loro ci credevano realmente che si trattasse di Open Innovation ed anche io ci ho creduto, ho creduto alle parole e alle promesse di Morelli (AD di MPS fino a pochi giorni fa). Ho credo a Giampiero Bergami e a tutti i manager che abbiamo incontrato. Perché, bisogna dirlo, sembravano realmente convinti, non mi sembrava stessero recitando una parte, che stessero rispondendo solo ad un ordine ricevuto dall’alto. A ben pensarci credo fossero tutti molto convinti, Morelli e Bergami per primi.

Ciò che Morelli e Bergami non pare avessero capito, o potuto capire, è che per fare innovazione di business non basta fare convention, interviste, promesse e riunioni, bisogna mettere in gioco risorse (budget) e persone dedicate e capaci. Non bastano ritagli di tempo, la buona volontà di uno o dell’altro e nemmeno quella di tutti genericamente. Perché l’innovazione crea resistenze, SEMPRE, resistenze palesi o nascoste che siano. Resistenze che fanno passare un anno senza che si concluda nulla, senza che si arrivi a prendere nessuna decisione significativa, senza che si faccia alcun piano, si definiscano accordi o si facciano anche solo dei test. Un anno senza nemmeno firmare un NDA.

Un anno perso non è nulla per una Banca che è stata fondata più di 600 anni fa ma per una startup è un tempo lunghissimo e costosissimo. Un tempo in cui degli investitori ci hanno chiesto più volte conto del tempo dedicato a MPS. Un tempo che ora pare del tutto sprecato perché noi non campiamo di comunicazione, anzi possiamo ben dire che quella ci porta solo sfiga. La troppa esposizione mediatica porta sempre sfiga alle startup perché crea aspettative evanescenti.

Con il senno di poi sarebbe stato molto meglio non arrivare tra i finalisti, non dover perdere tempo a fare interviste e comparsate alle convention di MPS, ma avere realmente la possibilità di fare un pur piccolo business. Piccolo a piacere, ma business. Purtroppo siamo arrivati in finale e i risultati si sono visti (meglio dire non si sono proprio visti). Va beh, almeno ci siamo fermati giusto in tempo ed abbiamo annullato la campagna omaggio giusto in tempo per non aggiungere il danno alla beffa. Ci resta la consapevolezza che l’Open Innovation, quella vera, di business, non ha bisogno di premi e palcoscenici ma di budget, decisori, determinazione e capacità operativa che sono del tutto mancate in MPS, almeno nella nostra esperienza diretta.

MORALE

Diffida delle call di Open Innovation in cui non sia chiaro come si passerà dalla teoria (ed i premi) al business e se vuoi qualche consiglio per selezionare le call a cui vale la pena partecipare leggiti questo mio s-post ispirato ad una conversazione sul tema con Claudia Pingue e Stefano Mainetti del Polihub le cui call sono sempre molto ben fatte e ben gestite.

Consiglio a Lifonti di far cambiare nome a Officina MPS perché richiama troppo il lavoro ed i risultati. Officina=laboratori=prodotti= cose fatte. Direi che farebbe meglio a usare qualcosa come “Palio delle startup”. Sarebbe anche più in linea con la storia di MPS e non alimenterebbe aspettative di business e tanto meno d’innovazione. In questo modo il povero Danilo Mazzara non si troverebbe a fare la foglia di fico ed a guardare, impotente, sprecare opportunità. Non ti preoccupare Danilo, non ti porto rancore. Capita a tutti di prendere una cantonata. Anche a me, come vedi.

POST SCRIPTUM

Noto solo ora che l’edizione 2020 di Officina MPS ha abbandonato ogni velleità d’innovare il proprio core business e sarà dedicata all’innovazione della filiera agroalimentare

…meglio tardi che mai!

Era ora che MPS, una banca con oltre 600 anni di storia si decidesse ad innovare il proprio modello di business…

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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