E’ sostenibile vendere elettrodomestici “usa e getta”?

Mi trovo spesso a chattare con Fabio Tentori ed Ernesto Ciorra di innovazione e sostenibilità. Abbiamo anche un “gruppetto” ad hoc per scambiarci punti di vista. Io sono il solito rompi coglioni e li provoco spesso. Loro mi rispondono sempre con garbo e ottimismo.

Ultimamente li ho presi in giro per un corner Enel X non presidiato in cui mi sono imbattuto per caso in un centro commerciale di Bologna. Inizialmente la presa in giro riguardava le performace di vendita del corner vuoto. Poi ho dato un’occhiata alla “vetrina dimenticata” e mi sono reso conto che c’erano in vendita elettrodomestici di qualità molto diversa tra loro ed mi sono fatto questa domanda: “ma perché si vendono gli elettrodomestici senza dare alcuna indicazione di qualità o sostenibilità?”.

Mentre mi ponevo questa domanda mi è venuta in mente un’altra chat, di pochi giorni prima, con Lucia Chierchia su un tema analogo. Lei si occupa di progetti di Open Innovation e conosce bene la realtà di molti produttori di elettrodomestici.

La chat con lei è stata più o meno questa: “Lucia, lo sai che il tecnico che era venuto a ripararci una lavastoviglie X ci ha sconsigliato di ripararla o ricomprarla della stessa marca? Sarà un caso che il produttore X non abbiano mai voluto collaborare con Garanteasy (pur facendo molti programmi di open innovation) mentre lo stiamo facendolo quelli di marca Y? E lo sai cosa cosa ci ha detto il tecnico di una lavatrice di marca Z appena comprata e con una bella super garanzia extra sul motore in bella vista? Che nelle lavatrici Z non è mai il motore a rompersi ma i cuscinetti e quelli non te li garantiscono. Ci ha anche detto che gli elettrodomestici di marca Y sono tutti progettati per essere riparabili facilmente e sono realizzati con materiali che durano veramente tanto ed i pezzi di ricambio sono sempre disponibili. Abbiamo creduto al tecnico perché non aveva alcun interesse a darci queste informazioni tanto preziose ne ha cercato di venderci nulla. Ora abbiamo in casa una lavastoviglie ed un’asciugatrice nuove di zecca e sono entrambe di marca Y (quelle di qualità e facilmente riparabili)“.

Da questo semplice episodio di vita quotidiano cosa possiamo dedurre? Ad esempio che, se un tecnico riparatore (che non ha cercato di venderci nulla) ci da feedback cosi precisi sulla qualità delle marche di elettrodomestici, non è che queste informazioni andrebbero messe a disposizione dei consumatori in fase di acquisto? E poi: dove si trovano queste informazioni tanto preziose per un consumatore che cerchi value for money invece che solo il prezzo più basso? Perché non vengono divulgate queste informazioni? Chi dovrebbe farlo? Chi potrebbe trarne un vantaggio competitivo? Che relazione v’è tra qualità, durata e sostenibilità? Tutte domandine che vorrei tanto ricevessero risposte dalle associazioni di categoria ma nonostante l’impegno e la disponibilità di Davide Rossi (Secretary General and Managing Director EuCER Council) siamo ancora ben lontani da questo risultato.

Da parte mia, non mi azzardo proprio a cercare di dare una risposta a tutte queste domande ma mi permetto di aggiungere alcune informazioni di contorno; ovvero, che la Commissione Europea aveva introdotto l’obbligo della garanzia per i venditori proprio per evitare che mettessero in commercio prodotti di scarsa qualità (che durino meno di 2 anni) ed ora sta introducendo l’obbligo delle riparabilità e sta studiando il modo di combattere il fenomeno dell’obsolescenza programmata proprio perché la garanzia legale ha, in gran parte, fallito il suo scopo ultimo.

E torniamo un attimo alla chat con Lucia e allo scambio di riflessioni: “Tu che lavori tanto con produttori di vario genere (tra cui anche Y) mi sai dire se è solo maldicenza (di un tecnico riparatore) o un problema reale che stanno cercando di risolvere (vedi open innovation) o se, invece, non si tratti di una strategia aziendale finalizzata a vendere più elettrodomestici ad ogni costo?'”. Non ho ricevuto risposta e non penso che la riceverò mai per ovvie ragioni in gran parte legittime ma visto che prima o poi bisognerà dare una risposta alla domanda contenuta nel titolo del mio s-post ho ripreso a tormentare Fabio ed Ernesto perché Enel X non mi risulta rappresenti il core business di Enel e certo si può ben permettere di fare scelte forti e apparentemente anti commerciali come quella di mettere in vendita solo elettrodomestici di qualità e sostenibili ovvero durevoli, riparabili e ben riciclabili.

A me, questa scelta, parrebbe una scelta di posizionamento lodevole e coerente con gli obiettivi strategici di Enel mentre il vendere qualsiasi tipo di elettrodomestico o prodotto mi pare a dir poco incomprensibile per non dire rischioso; perché, prima o poi, qualcuno potrebbe anche notare che il “Re è nudo” ovvero che, mentre Enel fa la predica a quelli della moda sui temi della circualar economy e simili, c’è Enel X che vende la qualunque senza preoccuparsi di quale impatto ambientale abbiano i prodotti venduti (quel pierino mi sa che sono io… ma lo faccio a fin di bene ovvero per salvare il pianeta).

Non ho ancora ricevuto risposta da Fabio ed Ernesto e posso bene capirli (oggi è domenica) perché è molto difficile affrontare il tema della sostenibilità cercando di conciliarlo con obiettivi commerciali ambiziosi; eppure, chi meglio di Enel X potrebbe riuscirci e in questo modo fissare un benchmark e tracciare un percorso da far seguire ai merchant realmente virtuosi e che vogliono essere più sostenibili?

Rompo le scatole a Fabio ed Ernesto perché a loro basterebbe prendere uno dei tanti “pipparoli” che in Enel si occupano di sostenibilità e metterlo a sviscerare questo tema per fare la differenza. Uno/a qualsiasi che sta a predicare, lo/la possono mettere a lavorare veramente. Lo/la mettono a classificare i brand di elettrodomestici ed il gioco è fatto!! Che ci vuole? In Italia, ad esempio, sono commercializzati solo 1.200 brand di elettrodomestici che rappresentano solo qualche milione di referenze. Al lavoro, dai, che tra 2 o 3 anni, il/la pipparolo/a, magari avrà finito il primo giro di analisi ed Enel X potrà fare bella figura annunciando di vendere elettrodomestici fornendo anche informazioni sulla loro qualità, durata e sostenibilità.

A parte gli scherzi questo a mio parere sarà un tema clou dei prossimi anni perché non si può pretendere che i consumatori abbiano comportamenti più sostenibili senza metterli nelle condizioni di valutare l’impatto dei loro comportamenti anche quando si tratta di decidere se acquistare un elettrodomestico o un altro, un vestito o un altro, un tipo di alimento o un altro.

andrea@elestici.com

S-blogger a tempo perso e imprenditore a tempo non retribuito.

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