Non so te ma io ci ho provato per 52 anni (quasi 53) a liberarmi della mia ombra e ora ci ho rinunciato. Mi sono rassegnato a portamela dietro ogni giorno e a vederla sparire solo di notte. Se fossi stato peter pan certo non sarei tornato a cercarla una volta persa.
La mia ombra fin da bambino faceva domande imbarazzanti agli adulti. Qualsiasi cosa vedesse e non capisse lei chiedeva. Chiedeva perché la moglie di uno, facesse l’occhiolino al marito di un’altra. Perché il parente con villa e piscina (negli anni 60 era una rarità che non si comprava a Leroy Merlin), e che doveva la sua fortuna all’evasione sistematica delle tasse, si dichiarasse socialista e militasse anche in quel partito. La mia ombra compariva durante i party del mio parente ricco e osava fargli notare che i fondatori del suo partito (aveva 10 anni e li stava studiando a scuola) non gli risultava si fossero fatti mantenere dal suocero per anni, ne che avessero passato anni a giocare d’azzardo invece che lavorare. Gli diceva che quei socialisti avevano passato gli anni a lottare per le proprie idee spesso rinchiusi in prigioni. E non gli risultava nemmeno che i fascisti si fossero limitati a dare lassativi e scappellotti; ma, si fossero macchiati di ben più gravi delitti. E la mia ombra non stava zitta nemmeno quando, al party, si faceva silenzio per l’imbarazzo e la moglie del parente ricco provava a fare la simpatica con il nipotino per evitare che il marito lo riempisse di botte (“è solo un bambino che non sa quello che dice”).
La mia ombra, a scuola non sopportava le ingiustizie di nessun genere. Alle elementari si ribellò al maestro che brandiva la riga e gli sferrò un calcio negli stinchi (allora i maestri avevano ampie libertà nella scelta dei metodi educativi).
Alle medie, mi fece prendere un nota perché stava mangiando un panino durante le lezioni, e lei, invece di abbozzare e chiedere scusa si è incazzata perché la professoressa dell’ora prima si era fatta portare cappuccino e brioche durante la lezione e le aveva mangiate senza nemmeno chiedere il permesso (allora i bidelli potevano anche fare i baristi e i panettieri a scuola, vi ricordate che la merenda si comprava da loro?). E la spuntò pure. Da allora le maestre di quella scuola il cappuccino lo bevono solo durante la ricreazione.
Al liceo privato la mia ombra si incazzava con i professori che non erano obiettivi con i miei compagni con cui avevo passato i giorni precedenti a studiare e di cui conosceva la preparazione ed anche la timidezza. Al liceo la mia ombra si prestava alle provocazioni dei miei compagni che la usavano per far partire una polemica con il professore di turno e così far scorrere l’ora di lezione senza interrogazioni ne spiegazioni.
Al liceo pubblico la mia ombra mi ha fatto fare a botte con il prof Monti che era un noto molestatore di ragazzine; ma, che allora sembrava fosse un comportamento del tutto naturale per un uomo così affascinante e prestante come lui. Uno che leggeva Dannunzio come fosse Gassman (padre) e arrivava a scuola in bicicletta, o con la sua auto sportiva facendo impazzire di desiderio le professoresse di tutte le classi vicine che se lo contendevano con scenate isteriche nei corridoi. La mia ombra per manifestare il disagio della mia vicina di banco (la più bella della classe) ha scritto un tema in forma di dialogo in cui il professore si confrontava con un ignorante riguardo l’amore sacro e profano. Il tema della mia ombra ha fatto il giro di tutti i Presidi di Milano e del Provveditore; ma, che a qualcuno sia venuto il dubbio di prendere da parte la mia compagna e chiederle come si sentisse ogni volta che il Prof Monti le offriva un passaggio a casa? O le dava insufficiente solo perché l’aveva vista parlare con me?
La mia ombra, non contenta di avermi fatto ammettere con il 2 in Italiano, si è messa a litigare con il presidente di commissione che aveva osato chiedermi il ruolo degli inglesi nello sbarco dei mille riportando, senza citare la fonte, che la risposta corretta sarebbe dovuta essere che la marina britannica fece da scorta alle imbarcazioni di Garibaldi. Io che mi ero letto e studiato tutti gli storici del risorgimento (degno nipote di giornalisti e direttori di riviste di storia, Historia, per la precisione) non sui libri di scuola ma sui loro testi originali rimasti del tutto spiazzato dalla reazione della mia ombra che gli disse che lei era lì per parlare di storia non di pettegolezzi senza fondamento. A lei debbo la mia bocciatura alla maturità pur avendo la media del 7 in tutte le altre materie.
A lei devo anche la scoperta della matematica durante il corso serale che feci l’anno dopo per recuperare l’anno e lavorare di giorno. A 19 anni la mia ombra mi aveva costretto a fare l’agente di commercio, materiali per dentisti, in combutta con mia madre che non sopportava l’idea di avere un bocciato e fannullone in giro per casa. Però la sera non vedevo l’ora di fare lezioni di matematica.
La mia ombra mi ha fatto fare prima giurisprudenza (troppi esami tutti uguali) e poi scienze politiche (sembrava un liceo) prima di riuscire a convincerla a fare Scienze dell’informazione (ma non ingegneria per paura di rovinarsi la forma della testa) e a completarla in quattro senza mai litigare con nessun professore ne assistente o compagno di università. La mia ombra si è vendicata subito dopo aver conseguito la laurea a pieni voti facendomi disertare i colloqui che mi erano offerti dalle grandi aziende dell’epoca (anzi facendoci andare altri amici al mio posto) per fondare una casa editrice di libri d’arte contemporanea.
La mia ombra mi ha fatto innamorare follemente dell’editoria (vizio di famiglia d’altronde) e mi ha portato fino a portarmi a lavorare in class editori dove ho passato il tempo a litigare con il capo dell’IT il quale non sopportava che, da laureato in informatica, avessi la pretesa di arrangiarmi con il computer invece di chiedere a lui. In quel contesto la mia ombra fu salutata dall’allora direttore generale (Marco Bendinelli, rimasto mio amico) con questa frase: “andrea in un’azienda il volere (e riuscire) a raggiungere i propri obiettivi (ad ogni costo) non è sempre un merito. Molto spesso, è meglio rinunciare piuttosto che sfondare. Qui in class è un obbligo.”. Erano gli anni 90 e come responsabile di Milano Finanza Service ero riuscito a vendere 1.5 miliardi di lire di dati di borsa a fine giornata scaricabili via ftp usando un server internet raggiungibile via modem con Abbonamento di VideoOnline (quella di Grauso per l’appunto). Ripeto erano gli anni 90 e nessuno pensava si potesse fare business usando Internet se non vendendo abbonamenti per accedervi in edicola (IN EDICOLA!!!).
La mia ombra mi ha fatto dire a degli ex compagni di università che mi venivano a proporre MSN al posto di VideoOnline che stavano facendo un errore madornale che il futuro sarebbe stato Internet e non MSN. Quegli ex compagni erano i veri fondatori e manager di Inferentia (non è vero ciò che c’è scritto sul prospetto informativo della quotazione, Io ero solo uno dei fondatori della parte internet dell’azienda che esisteva da molto prima del mio arrivo).
La mia ombra mi ha fatto andare a lavorare con loro, invece, di restare in Class dove avevo la scrivania più grossa di tutti in uno splendido ufficio in centro (via Burigozzo per la precisione) senza nemmeno una cacca di cane sui marciapiedi.
Quella stronza di ombra mi ha fatto litigare con colleghi e capi in Inferentia solo perché era convinta di avere sempre ragione lei. Perché era convinta che il futuro fosse internet ed il digital marketing e non avesse senso continuare a cercare di competere con Accenture (chi si ricorda di Inferentia consulting sa a cosa mi riferisco). La mia ombra mi ha fatto rifiutare posti di lavoro prestigiosi e superpagati pur di dimostrare di aver ragione con la sua fissa della quotazione.
E dopo aver raggiunto il suo scopo , invece di godersi prestigio e guadagni, mi ha fatto fare un incubatore dal nome megalomane come lei IdeaUP. Si proprio un incubatore per .com (cosi si chiamavano le startup nel 2000). Proprio un incubatore come quelli che tanto critico ora.
Quella cretina, però, a volte è stata zitta. Si è convinta a non dare troppo fastidio a starsene nascosta e a fare ciò che mi dicevano fosse giusto fare. Di aver rispetto della voltontà di amici e soci. Di aver riconoscenza verso l’uomo che più di ogni altro aveva sopportato le sue sfuriate con pazienza e comprenzione. Ad esempio quando Enrico si era convinto ad acquistare e fondersi con DNM. Lei si è limitata a soffrire a mandare una mail ai soci mettendoli in guardia riguardo l’errore che stavano commettendo. Il giorno della firma ha bestemmiato tutta la sua rabbia ad ogni firma (ed erano centinaia di firme); ma, ha firmato e mi ha costretto ad andarmene dalla società per la quale avevo combattuto fino alla stupidità più irrazionale facendo la figura del guasta feste come quando da bambino rovinavo i party al mio parente ricco. E poi, da vera sadica, mi ha costretto ad ascoltare in silenzio le telefonate degli amici ed ex colleghi che man mano perdevano il lavoro per le conseguenze di quella operazione scellerata. E mi ha costretto a vergognarmi di non essere stato in grado, come avrei potuto, di bloccare il tutto.
Ora Enrico dice che la sera prima della firma era andato da Marco per supplicarlo, in lacrime, di fermare l’operazione e di non essere riuscito a convincerlo. Gli sarebbe basato farmi una telefonata e sicuro il giorno dopo avrei fatto saltare il tavolo.
Bastava una telefonata a me, enrico, e non serviva ti mettessi a piangere perchè la mia ombra riprendesse il sopravvento facendomi fare la cosa sbagliata ancora una volta. Ero in potere di farlo, lo sai! Avevo pur sempre un potere di veto come socio di super minoranza il più piccolissimo di tutti con meno dell’1%.
In Value Partners, dove ero stato chiamato per cacciare l’AD di VPweb e prenderne il suo posto, la mia ombra si è messa ad ascoltare le ragioni di tutti e mi ha impedito di fare il mio interesse e rispettare il mandato ricevuto; ha continuato a difendere l’operato del precedessore e del suo team (senza però dirlo a nessuno di loro) isolandomi del tutto (loro, infatti, erano convinti li volessi fregare) fino al giorno in cui è arrivato Patrizio Mapelli per fare ciò che non lei si era rifiutata di fare. Ma non contenta, lei, si è, anche, ricordata di averlo incontrato in IPSOA e, con la sua solita ingenuità di ombra pura e, glielo ha ricordato. Peccato che il soggetto avesse omesso tale esperienza dal CV presentato in VP ed anche il fatto che la sua gestione dell’IT aveva quasi portato al fallimento dell’IPSOA stessa ed a un buco di bilancio di parecchi milioni di euro. Il pomeriggio stesso ero già fuori VP.
La mia cara ombra, di cui farei tanto volentieri a meno, mi ha fatto ricominciare a fare lo startupper con le conseguenze del caso e con la stessa testardaggine con cui aveva lottato per salvare Inferentia.
La mia ombra, ora, si è incazzata con lo startup show business che specula sulle speranze dei giovani perché si ricorda ancora la delusione e la disperazione di quelli che subirono l’onta dello scoppio della bolla della new economy. Che non era una bolla, ma che fu descritta come tale da tutti quelli che non avendola compresa per tempo non vedevano l’ora di poter dire “ve lo avevo detto io..”. Gli stessi che ora fanno ancora business sfruttando i nuovi giovani che ai tempi della new economy certo non leggevano i giornali.
E la mia ombra si è indignata per i contenuti della telefonata di Marina Salamon, una che proprio non ci si può fare nemica, perché, nella sua agenda ha i numeri di telefono di tutti quelli che in Italia contano qualcosa ed è anche una che non ci pensa due volte a chiamarli per vendicarsi di un post scritto “da un disperato in cerca di lavoro” (sue parole). Lo so che chiamerà i suoi amici ed anche le persone a me più care e me la farà pagare senza riguardo e senza l’orgoglio di essere ciò che è invece di voler far credere di essere ciò che non è. Me la farà pagare cara la mia trasparenza e mancanza di riguardi per una potente come lei.
Se penso ai tanti attivisti del mondo che muoiono per aver espresso un pensiero di libertà mi dico che sono proprio fortunato a vivere in italia dove nessuno di impedisce di esprimere un’opinione pubblicamente. E tanto meno ti impedisce di ricordare episodi e fatti accaduti anni e anni fa. In Mexico una ricca e potente come lei mi avrebbe fatto fare a pezzi con il macete e sparire in qualche fossa comune.
Ma può anche accadere che per un volta Marina si renda conto di essere una saccente (e non sono il primo a dirglielo, Cacciari ebbe il coraggio prima di me) e ne rida invece di offendersi. Che si renda conto che anche lei ha avuto santi in paradiso, e nel letto, che l’hanno aiutata ad esprimere il suo talento. Che i suoi meriti imprenditoriali non la legittimano a credersi perfetta ed esente da critiche. Che qualche sbruffonata di troppo potrebbe anche essergli scappata come quelle che ho raccontato nel mio post di ieri. Qualche volta potrebbe anche lei riderci del proprio smisurato ego, invece, che provare a sostenere che si tratta meritata autostima. Tutto può succedere nella vita. Anche che che un giorno qualcuno possa trovarci qualcosa da ridere in questo mio post. E spero rida di gusto perché ridere fa bene e lo dico io che ho riso sempre molto poco di tutto e soprattutto di me stesso.
La mia ombra in alcuni casi mi è stata di conforto e mi ha reso felice. Veramente felice. Ad esempio quanto l’andrologo mi disse che se fossi riuscito a mettere incinta mia moglie sarei finito su tutte le riviste di settore. Era il primario della Mangiagalli mica il mio medico della mutua. La mia ombra provò a dirgli: “Secondo me questi esami sono dovuti allo stress, sa la mia azienda rischia il fallimento etc etc, Se potessi prendermi un po’ di pausa sicuro migliorerebbero”. Lui rispose: “impossibile, lei è sterile”. La mia ombra mi ha detto che lui non aveva idea di cosa fosse lo stress a cui ero sottoposto e mi ha dato speranza. Infatti mi è bastato chiudere l’incubatore e lasciare Inferentia che sono nati i miei tre figli uno dietro l’altro senza provette ne inseminazioni. Semplicemente per volontà divina e intervento della mia ombra protrettrice.
La mia ombra, nella sua follia, nei giorni scorsi mi ha creato un nuovo lavoro retribuito: quello dell’advisor anti investitori. Lei non è contro tutti gli investitori ma contro tutti coloro che scommettono sulle startup come se fossero dei cavalli da corsa. E non hanno nessuna pietà per i cavalli che si azzoppano e vengono abbattuti nel pieno delle loro forze. Io sono contro quelli che sperano solo di aver puntato sul cavallo vincente. La mia ombra ed io siamo contro questo tipo di investitori ma a favore di quelli che ti supportano e criticano a viso aperto come quelli che trovi in questa lista che continuo ad aggiornare e che spero diventi sempre più lunga e piena di investitori di cui aver fiducia. Un lavoro strano? No. è lo stesso che ho fatto in altre vesti, cioè, aiutare gli imprenditori veri ad costruire le proprie aziende senza pensare che queste debbano finire tutte e solo in una exit più o meno ricca. Mi faccio pagare per evitare delusioni agli aspiranti imprenditori. Per fargli risparmiare tempo ed energie. Non farli cascare nel gorgo dello startup show business che fa far soldi agli immobiliaristi, ai consulenti e giornalisti. Mi faccio pagare per dire quello che penso dei loro progetti, senza peli sulla lingua, ne secondi fini, se non quello di guadagnarmi da vivere onestamente e senza dover leccare il culo a nessuno.
Ebbene io, a questa ombra, ci sono rassegnato e alla fine anche affezionato. Ed ora ho deciso di accettarla per quello che è. Lei è fatta così e devo imparare ad accettarla per quello che ha di buono e onesto anche se mi crea tanti problemi e tanti ne crea alle persone che mi vogliono sinceramente bene.